Quei democrat bipolari con l’identità perduta

Viene istintivo trattare quel che resta del Pd come la bad company delle belle speranze, ma è utile ricordare che in queste ore di dimissioni, veleni e lacrime di coccodrillo, il partito dell’ormai ex segretario Enrico Letta rappresenta più di cinque milioni di voti, il 19% degli elettori, quattro punti percentuali più dei Cinque Stelle, e tre in più della somma di Lega e Forza Italia. Il bisogno di rinascere non può trasformarsi in masochismo suicida innescato dalle nobili fustigazioni dell’ultimo segretario di passaggio.

Lo spazio a sinistra esiste e il respiro della felicità non ha nulla di sconveniente. Il tempo per ripensarsi non manca, quello delle ambiguità invece è finito. Il Pd cambi pure nome se serve (e probabilmente serve), ma prima si riconnetta con il paese reale e porti i suoi cento dirigenti più in vista sull’isola di Montecristo. Magari per lasciarli lì.

LA STAMPA

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