Governo, Meloni: «No a diktat, io ci metto la faccia. È la fase più difficile della vita della Repubblica»
La leader di Fratelli d’Italia: non mi farò imporre profili che non siano all’altezza del compito, nessuno pensi di risolvere i problemi interni al proprio movimento proponendo nomi
ROMA — «Io ci metto la faccia su questo governo», scandisce Giorgia Meloni
davanti all’esecutivo del suo partito, riunito per la prima volta dal dopo elezioni. E, è il logico corollario, lei non ha alcuna intenzione di fallire.
Per questo parla stavolta a ruota libera e permette che il senso e
molti passaggi del suo discorso siano diffusi alla stampa, dopo giorni
di silenzio imposto ai suoi e a se stessa. D’altra parte, è arrivato il
momento di dare indicazioni chiare su come ha intenzione di muoversi in
vista dell’incarico che le sarà conferito, e soprattutto di mandare un
messaggio agli alleati di partito: «Sono disposta ad ascoltare tutti e a
tenere conto delle loro indicazioni, ma sul principio non si può
derogare. Serve un governo forte e coeso, autorevole, di persone competenti, di alto profilo», sostanzialmente inattaccabile, perché quella che il suo esecutivo dovrà affrontare è «la fase più difficile della storia della Repubblica».
Quindi è vero, come ribadisce dopo che i suoi lo hanno sussurrato per giorni, che «non ci sono veti» su nessuno. Nemmeno su Salvini.
Ma è necessario mettere le persone più adatte nel ruolo più giusto per
ciascuno. Ovvero, la premier in pectore non è disposta ad accettare
diktat: «Non mi farò imporre nomi che non siano all’altezza del compito».
Qui la precisazione sulle tante polemiche su una composizione della
squadra sbilanciata su tecnici anziché su politici: il governo sarà
«politico», perché c’è una coalizione molto chiara che ha vinto le
elezioni e perché a guidarlo ci sarà una leader di partito come lei, con
un programma che è scritto e sottoscritto in sede politica.
Ma se serviranno tecnici in
ruoli nei quali la coalizione è «scoperta», si ricorrerà a figure
tecniche, e nessuno può pretendere il contrario.
Una cosa insomma è certa, il governo non sarà la camera di compensazione dei problemi interni ai partiti: «Nessuno pensi di risolvere i problemi interni al proprio movimento proponendo nomi per l’esecutivo. Dobbiamo dare alla nazione un governo di altro profilo».
E un messaggio molto chiaro Meloni lo rivolge anche alle sue truppe,
che saranno coinvolte nell’avventura ma che non potranno tutte aspirare
a un posto al sole: «È fondamentale rispettare il peso e i risultati di
tutti i partiti della coalizione, compreso ovviamente Fratelli
d’Italia. Ma ricordatevi che noi siamo qui per accontentare gli italiani
e non i partiti».
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