Restituire il potere alle Camere
La terzietà non è inoltre prerogativa dell’essere di maggioranza o di opposizione, e ancor meno politicamente agnostici: così come è sbrigativa e impropria la decisione di cedere la carica all’opposizione. In entrambe, maggioranza e opposizioni, si possono trovare personalità dotate dei caratteri richiesti per un ruolo assai complesso: la lealtà istituzionale e non al partito, l’orgoglio della propria autonomia, la dignità di una funzione che può essere alta o miserabile; ancora, la rinuncia o l’assenza di ambizioni progressive, la vicinanza collaborativa con l’altissima prerogativa del capo dello Stato. Infine, non secondario, servirà un uso corretto della competenze delle amministrazioni parlamentari, corpi di elevata specializzazione e tendenziale terzietà. Qui il discorso appare tecnico, mentre lo è solo superficialmente: si tratta di valorizzare quella tendenza alla terzietà, lasciarla esprimere, anche con l’espressione di pareri da parte del Segretario generale, interni ai procedimenti e non vincolanti. Ma responsabilizzanti per chi li esprime e per chi ne è destinatario. Alla luce del sole. Fosse stato fatto, le Camere vivrebbero meglio. E ne gioverebbero la terzietà presidenziale e quella burocratica. Ad oggi, timidi tentativi di parte amministrativa in questo senso, hanno incontrato un muro, e non solo dalla politica. L’obiettivo, un vertice amministrativo che sia sintesi delle diverse posizioni politiche, e non solo collaboratore del presidente. Impossibile? Se ci fosse un vero interesse al ripristino del ruolo delle Camere, presidenzialismo o meno, si capirebbe che è solo una questione di volontà.
LA STAMPA
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