Covid, senza un piano inverno a rischio

Antonella Viola

Non è una sorpresa l’aumento dei contagi a cui stiamo assistendo in questi giorni e non deve gettarci nel panico; tuttavia, preoccupa non poco l’assenza di un piano di azione per il contrasto della pandemia nell’autunno/inverno. Già a partire dalla scorsa settimana, si era infatti osservato un aumento dei ricoveri ospedalieri e questa tendenza si è purtroppo consolidata durante le ultime rilevazioni, generando non poca apprensione per la tenuta dei reparti e per il rischio che a breve possano aumentare anche i ricoveri in terapia intensiva e i decessi. La campagna per la quarta dose di vaccino per gli anziani, infatti, ancora non decolla anche se, fortunatamente, si nota un aumento delle richieste nell’ultima settimana. È importante ricordare che, per le persone più a rischio per età o per patologie pregresse, ricorrere al nuovo richiamo è quanto mai essenziale e urgente, per poter affrontare con maggiore serenità i mesi a venire. Mesi che vedranno il virus circolare sempre di più, anche a causa dell’eliminazione delle mascherine da tutti i mezzi di trasporto. Questa novità, insieme alla ripresa della scuola e di tutte le normali attività che svolgiamo ogni giorno nei luoghi chiusi, non può che causare quell’impennata di contagi a cui stiamo assistendo.

Il rischio che corriamo, se non si interverrà immediatamente con una attenta pianificazione della lotta al Covid19, aggiornata per il periodo autunnale e invernale, è di ritrovarci nuovamente a inseguire il virus, senza possibilità di anticiparlo e arginare i danni. Certamente, grazie ai vaccini, le conseguenze del rialzo dei contagi non saranno catastrofiche come nel passato, ma potrebbero comunque gravare pesantemente su una sanità affaticata e su una situazione economica già disastrosa per i problemi legati alla guerra e al costo dell’energia. Cosa chiedere dunque al piano d’azione? Prima di tutto di fare in modo di aumentare le coperture vaccinali, con tre dosi standard nella popolazione generale e con il richiamo per le categorie più a rischio, grazie a una comunicazione chiara e convincente sull’efficacia e la sicurezza dei vaccini.

Questa azione, se incisiva, dovrebbe già da sola evitare che i ricoveri crescano troppo. Anche senza ricorrere all’obbligo, bisognerebbe poi promuovere l’utilizzo delle mascherine nei luoghi chiusi e affollati, così come nei mezzi di trasporto, se non altro tra le persone più fragili. E, infine, attraverso mirati percorsi di formazione, assicurarsi che vengano applicati i migliori protocolli terapeutici disponibili, che, per le persone a rischio di malattia severa, includono l’uso dei farmaci antivirali nei primi giorni dell’infezione.

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