Riscaldamento, arriva la stretta sui termosifoni: giù di un grado e accesi due settimane in meno
Luca Monticelli
Arriva il decreto che taglia i consumi del riscaldamento: un’ora in meno di caldo ogni giorno, temperature più basse di un grado nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro, e termosifoni che rimarranno accesi per quindici giorni in meno rispetto all’inverno scorso. L’austerity non si applica ad asili, ospedali e piscine.
Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha firmato il provvedimento che recepisce le misure messe in campo nel piano di riduzione dei consumi di gas naturale, presentato dal governo poco più di un mese fa.
Sul caro-bollette, che sta colpendo famiglie e imprese, continua il pressing dell’Anci che chiede al prossimo governo un miliardo di euro per non mandare in default i bilanci amministrativi: 200 milioni da inserire nel decreto aiuti quater e 800 in legge di bilancio che potranno valere per il 2023. Il delegato alla finanza locale dell’associazione dei primi cittadini, Alessandro Canelli, auspica «un pacchetto di misure tecnico-contabili per fermare il calo delle entrate dei comuni previsto l’anno prossimo e per far fronte al perdurare dell’incremento dei costi energetici».
Intanto, il numero uno di Eni, Claudio Descalzi, rassicura sulle scorte: il gas è sufficiente, salvo ci fossero incidenti tecnici, come ad esempio un guasto o una rottura a un impianto, che riguardano i Paesi fornitori o un freddo molto rigido. «Il gas russo sostanzialmente è stato sostituito – sottolinea Descalzi – quello che sta comunque continuando a fluire si attesta a 10-15 milioni di metri cubi al giorno, ed è costante. In più abbiamo gli stoccaggi pieni: queste condizioni possono darci tranquillità per l’inverno». Detto ciò, i rigassificatori restano «assolutamente necessari all’Italia».
In casa termostato a 19 gradi, nelle aziende a 17
La
durata di accensione degli impianti di riscaldamento, spiega il Mite, è
ridotta di un’ora al giorno e il periodo di funzionamento della
stagione invernale 2022-2023 è accorciato di 15 giorni, posticipando di
otto giorni la data di inizio e anticipando di sette la data di fine
esercizio. Ai sindaci è assicurata la flessibilità in caso di esigenze
improvvise: «In presenza di situazioni climatiche particolarmente severe
– evidenzia il ministero della Transizione ecologica – le autorità
comunali, con proprio provvedimento motivato, possono autorizzare
l’accensione degli impianti termici alimentati a gas anche al di fuori
dei periodi indicati dal decreto, purché per una durata giornaliera
ridotta». Per quanto riguarda la temperatura, dai 18 gradi per le
attività industriali e artigianali il termostato scende a 17, mentre per
gli altri ambienti si passa dai canonici 20 gradi a 19. Spetterà poi
agli italiani seguire comportamenti virtuosi per concorrere al risparmio
energetico, ad esempio facendo la doccia tiepida, utilizzando lavatrice
e lavastoviglie a pieno carico e spegnendo la tivù invece di lasciarla
in standby.
Cambiano gli orari: l’Italia sarà divisa in sei fasce
Il
decreto appena varato dal ministero della Transizione Ecologica
rimodula i tempi di accensione degli impianti nelle città che rientrano
nelle sei fasce climatiche in cui è suddivisa l’Italia, in base al clima
medio del comune. La stretta a macchia di leopardo è più forte nelle
aree più calde, come la costa della Sicilia, e meno incisiva in
montagna. La Zona A (che include Lampedusa, Porto Empedocle) avrà i
termosifoni caldi dall’8 dicembre al 7 marzo per 5 ore giornaliere. La
Zona B (Agrigento, Reggio Calabria, Messina e Trapani) dall’8 dicembre
al 23 marzo per 7 ore. La Zona C (Napoli, Imperia, Cagliari, gran parte
della Puglia) dal 22 novembre al 23 marzo per 9 ore. La Zona D (Firenze,
Foggia, Roma, Ancona, Oristano e comunque buona parte di Toscana,
Umbria, Lazio, Campania) dall’8 novembre al 7 aprile per 11 ore. La Zona
E (Aosta, Torino, Milano, Bologna, tutta la pianura padana, il nord, la
dorsale appenninica, l’Aquila e la Basilicata) dal 22 ottobre al 7
aprile per 13 ore al giorno. La Zona F (Belluno, Cuneo e i comuni
dell’arco alpino) nessuna limitazione.
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