Le due anime di Meloni

In un partito monolitico, ci sono in realtà delle differenze: la vecchia guardia legata ai temi identitari, i giovani più vicini alla leader, e i dirigenti approdati da altre esperienze. “I gabbiani” guidati da Fabio Rampelli rappresentano l’anima più vicina alla destra sociale. Gli ex militanti di Colle Oppio rivendicano la paternità delle origini, non solo della destra, ma della stessa Meloni, che Rampelli ha tenuto a battesimo. Con lui resistono Federico Mollicone, Massimo Milani e Marco Marsilio, attuale presidente dell’Abruzzo. Per trovare le tracce dei messaggi più moderati bisogna cercare nei nuovi arrivati: Raffaele Fitto, famiglia Dc e poi in Forza Italia, percorso simile a quello di Guido Crosetto. Dietro ai toni più identitari, invece, si riconosce la mano di Fazzolari, che però più di altri sa modulare la tempra delle origini, con il pragmatismo di chi si appresta a governare. Nella “fiamma magica” ci sono poi i giovani della cosiddetta generazione Atreju (definizione mal digerita dai “vecchi” dirigenti depositari dei riferimenti a Tolkien), come, tra gli altri, Giovanni Donzelli, Augusta Montaruli e Carolina Varchi. Con percentuali modeste, per Meloni è stato relativamente semplice mantenere lo «spirito di comunità» di cui va orgogliosa. Ora però la massa di voti arrivati e le responsabilità di governo aprono una nuova era. E in molti si chiedono se Meloni da Palazzo Chigi riuscirà a governare da capo partito anche a via della Scrofa. I precedenti sono pochi, Matteo Renzi è tra questi, e gli eventuali reggenti o persino successori in teoria esistono. Basta leggere le dichiarazioni di questi giorni per trovare gli indizi: «Resto al partito», hanno risposto Francesco Lollobrigida, capogruppo e Giovanni Donzelli. 

LA STAMPA

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