Draghi, Mef e partito in agitazione: il risiko istituzionale della Meloni

Dodici giorni dopo la vittoria nelle urne, insomma, Meloni è alle prese con un rebus complesso. Complicato dalla tensione con Draghi, ma pure dal messaggio arrivato ieri da fonti della Commissione Ue. Che hanno fatto sapere di ritenere congrua la «tempistica» del Pnrr italiano («procede secondo quanto previsto»). Una posizione che sembra sbattere con le parole del premier in pectore, che proprio ieri sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha precisato di voler «fare ancora meglio» di Draghi.

Infine, sullo sfondo ma non troppo, il rompicapo della composizione del nuovo governo. Che non sta solo agitando le attese di Fdi, ma sta iniziando a innervosire non poco gli alleati. Sia la Lega che Forza Italia. Con Silvio Berlusconi che in privato non esita a definire quella sul profilo dei candidati ministri «una polemica inventata e stucchevole». D’altra parte, è il senso del suo ragionamento, in quattro governi che ha presieduto non è mai stato un problema individuare personalità politiche adeguate senza doversi invece affidare ai tecnici.

IL GIORNALE

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