Europa e crisi dell’energia: il fattore tempo è decisivo
Tre linee fondamentali. La prima: gli acquisti congiunti obbligatoriche dovrebbero partire dal prossimo anno, su quella piattaforma varata la scorsa primavera e che la Germania ha sempre visto con diffidenza. Andranno poi evitati i picchi di richiesta del gas. E infine il rafforzamento del RepowerEU, i sostegni agli investimenti
La consapevolezza non manca.
L’Europa sa che «l’astronomico andamento dei prezzi dell’energia»
(queste le parole usate ieri dalla presidente della commissione
Ursula von der Leyen), sta colpendo duramente famiglie e imprese dell’Unione. Una consapevolezza che si è tramutata nel tentativo di mettere a punto una politica comune sull’energia.
Alla quale, ed è il paradosso che ne indica la necessità, vorrebbe
associarsi secondo alcune indiscrezioni persino il governo britannico a
sei anni dalla Brexit.
Ma va detto che l’azione di Bruxelles e della Commissione ancora non ha prodotto quegli effetti di mitigazione altrettanto necessari sulle bollette pagate dagli europei, non solo degli italiani. Siamo a molti mesi, quasi un anno, dalle prime embrionali proposte italiane su un tetto al gas avanzate dal governo Draghi e segnatamente del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Nell’autunno scorso non eravamo ancora del tutto usciti dalla pandemia e si profilava un’altra crisi sui costi dell’energia che si è mancato di vedere e oggi è purtroppo drammaticamente evidente.
Il fattore tempo nelle scelte economiche è fondamentale. Ieri i prezzi del gas, sul mercato olandese Ttf che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi, sono scesi a 155 euro a Megawattora. Lo scorso agosto, a fine mese, avevano raggiunto picchi pari a oltre il doppio di quella cifra. Un ribasso che gli analisti hanno legato alle parole di von der Leyen. L’impegno a proteggere il mercato unico, a evitare la frammentazione. Che significa evitare che ogni Paese vada per la propria strada, come poteva apparire dopo l’annuncio della Germania di pochi giorni fa di voler destinare 220 miliardi per gli aiuti alle famiglie e imprese tedesche.
Ma soprattutto è arrivato un messaggio finalmente chiaro: l’Europa si stava muovendo. Su tre linee fondamentali. La prima: gli acquisti congiunti obbligatori che dovrebbero partire dal prossimo anno, su quella piattaforma varata la scorsa primavera e che la Germania ha sempre visto con diffidenza. Andranno poi evitati i picchi di richiesta del gas per evitare l’eccessiva e deformante influenza di mercati come quello di Amsterdam. E infine il rafforzamento del RepowerEU, quei sostegni agli investimenti dei Paesi in campo energetico che significa «solidarietà», una parola che troppo spesso negli anni scorsi è stata dimenticata. E che solo il dramma del Covid ha fatto riemergere.
Sarebbe stato necessario arrivare a tutto ciò molto prima? L’andamento dei prezzi rende la risposta obbligata: sì. La manipolazione evidente che la Russia stava operando sul mercato dell’energia è andata man mano evidenziandosi come un’altra pesante arma usata da Mosca al pari dei carri armati e delle bombe che devastano ancora oggi l’Ucraina invasa.
Certo, Bruxelles deve seguire le regole dell’Europa. Di un organismo che agisce collegialmente, con gli strumenti della democrazia. Ma è altrettanto doverosa la non sottovalutazione della propria forza, economica e non solo. Una mancata comprensione che discende, di certo, dall’azione di singoli Paesi che credono ancora di poter giocare una partita in solitario. Di poter usare l’Europa come un taxi sul quale salire o scendere a proprio piacimento.
Spetta però alle istituzioni europee il compito di rendere evidente quanto sia importante l’agire comune, sapendo di essere il mercato più ricco e potente al mondo e al quale ogni attore economico globale vuole partecipare. Purché si agisca uniti. «Evitare la frammentazione» è stata forse la frase più forte usata ieri da von der Leyen. Evitare cioè che alcuni Paesi soffrano più di altri per colpe non proprie. O per scelte poco meditate del passato.
Se questo è l’impegno netto ed esplicito, altrettanto urgente però è tradurlo in atti concreti. La Presidenza di turno della Repubblica Ceca ha fatto sapere che è pronta a convocare tanti consigli dei ministri dell’energia quanti saranno necessari per arrivare al consiglio dei capi di stato del 20-21 ottobre con una proposta concreta sul tavolo. Conforta, ma al tempo stesso cittadini e imprese non possono non chiedersi perché non si sia avvertita prima questa urgenza.
Si comincerà già da martedì prossimo con il primo Consiglio dei ministri dell’Energia. Di proposte sul tavolo ce ne sono. In questo senso l’Italia è stata attiva nell’individuare e indicare possibili rimedi comunitari. Anche alle prime avvisaglie della pandemia l’Europa è sembrata sbandare. Con alcuni Paesi pronti ad accaparrarsi i vaccini.
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