Montagna, stagione sugli sci in bilico. Costi per aprire troppo alti, valanga di bollette
È quello della Panarotta in Trentino il primo comprensorio sciistico italiano ad aver annunciato che quest’inverno non metterà in moto gli impianti di risalita. Tanti altri stanno cercando di capire quali soluzioni trovare ma soprattutto come poter sopravvivere al caro-energia. Amministratori delegati, contabili e ragionieri stanno passando giornate intere con calcolatrici e «fogli excel» in mano per salvare una stagione invernale che ancor prima di iniziare si preannuncia difficile, costosa e soprattutto incerta causa l’esplosione dei costi dell’energia elettrica. Tutta la filiera della montagna è in apprensione, decine di migliaia di posti di lavoro a rischio. Causa il caro-energia c’è chi pensa a chiudere gli impianti in alcuni giorni della settimana o aprire a giorni alterni, altri pensano ad una apertura ad orari (solo mattina o con la «pausa pranzo»), altri ancora potrebbero decidere di aprire solo nel fine settimana. Nei comprensori più grandi c’è l’ipotesi di aprire solo alcuni impianti, quelli che vengono più frequentati. Verso lo stop allo sci notturno, alternativa che negli anni aveva riscosso successo. In tutto questo c’è l’altra incognita: quanta neve arriverà a novembre? L’uso dei cannoni per produrre la neve avrà un suo costo in un contesto dove umidità dell’aria e basse temperature giocheranno un ruolo importante. I costi sono esplosi, dai pernottamenti alla ristorazione, dai materiali fino agli skipass. Sono stati i giornalieri, gli stagionali o le tessere plurigiornaliere a subire i rincari maggiori, dal 6 fino al 12-13% con una media attestatasi sul 10%.
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