Governo fragile prima di nascere
ALESSANDRO DE AGNELIS
Tanto valeva concedersi qualche giorno di baldoria, se l’idea di mettersi subito al lavoro, per dare l’idea di una classe dirigente operosa rispetto al paese, si sta già rovesciando nell’opposto: due settimane di stillicidio sui “nomi” in cui, in attesa del governo che verrà, fa notizia soprattutto “il governo dei rifiuti”, inteso come i tanti “no” collezionati all’Economia, ovvero il “ministero della credibilità” (da conquistare).
Avanti così altri quindici giorni, il rischio è di un qualcosa che nasce già consumato. Come, in fondo, si è già consumata la timida intenzione di concedere una Camera all’opposizione. Non banale: come fai a dire che è fascista una che ripristina un’antica consuetudine istituzionale? Discussione già derubricata a classica spartizione: i presidenti di Camera e Senato – ovvero il facente funzione di Mattarella in caso di impedimento – sono diventate caselle compensative per gli esclusi dal piatto ricco di governo. E quindi la Camera va alla Lega, mentre al Senato va Ignazio La Russa, che al governo c’è già stato. Nei panni del “guardiano”, così Giorgia Meloni si sente più tranquilla a palazzo Madama dove ha solo una decina di senatori di maggioranza.
Al fondo di questa sgrammaticatura istituzionale, della ridda degli spifferi sulle inquietudini del premier in pectore, delle smentite e dell’irritazione verso i suoi perché troppo ciarlieri, dell’assenza di un clima complessivo che dia il senso di un “nuovo inizio”, c’è la sensazione che Giorgia Meloni si muova in modo innaturale e senza un’idea precisa tra “sovranismo” e “realismo”, tra palco e realtà. Ecco che si trattiene, davanti alle improvvide dichiarazioni del ministro francese Boone, quando avrebbe potuto appiccare un fuoco pirotecnico in difesa della “sovranità” nazionale, lasciandosi coprire per intensità da Mattarella. Too passive. Ma poi, di rosso vestita, alla corrida “sovranista” di Vox promette che “faremo come in Polonia”, paese che, come negazione dello Stato di diritto, non ha nulla da invidiare a Orban. Too aggressive.
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