Intervista a Marine Le Pen: «Noi più vicini a Salvini, ma Meloni è dalla parte giusta»

di Stefano Montefiori

La leader dell’ultradestra francese: «L’equilibrio europeo si sposta sulle Nazioni. Il mio futuro politico? Potrei ricandidarmi»

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Afp

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — La leader del Rassemblement national accoglie il «Corriere della Sera» nel suo ufficio dell’Assemblea nazionale, a due passi dall’aula dove guida il gruppo di 89 deputati e l’opposizione a Emmanuel Macron.

Signora Le Pen, considera il successo di Giorgia Meloni nelle elezioni italiane un incoraggiamento per la sua lotta politica?

«Sì, perché da molti anni ormai assistiamo al grande ritorno delle nazioni. Da tempo dico che la divisione destra sinistra non esiste più, sostituita da quella tra “nazionali”, ovvero coloro che difendono la nazione, e “mondialisti”, che sperano nella cancellazione delle nazioni a beneficio di strutture sovranazionali come l’Unione europea o altre. Al di là del Rassemblement national che ha appena festeggiato i suoi 50 anni ed è una specie di fratello maggiore di questi movimenti, anche se è più giovane del Msi poi Fratelli d’Italia, questa nuova divisione si è imposta in tutto il mondo e soprattutto in Europa, in Ungheria, Polonia, Svezia e anche in Francia, con i nostri 89 deputati, e ora in Italia. Questo avrà conseguenze sul dibattito politico, e sulla natura e la direzione delle istituzioni europee».

Negli ultimi mesi avevamo assistito alla nascita di una sorta di trio Draghi-Macron-Scholz. Crede che si tornerà al classico asse franco-tedesco o che il centro di gravità della Ue si sposterà?
«Credo che il centro di gravità si sposterà a favore dei Paesi che difendono l’idea nazionale. Il nostro interesse è difendere le frontiere, il controllo dell’immigrazione, la sovranità delle nazioni e quindi in particolare quella energetica, e la tutela dell’ambiente con la reindustrializzazione. Su questi temi gli equilibri si sposteranno a mano a mano che si succedono le elezioni in Europa. È un lavoro di lungo respiro, ma i nostri alleati sono sempre più numerosi».

Qualche giorno fa in Italia ci sono state reazioni vivaci dopo che la premier Elisabeth Borne e poi la ministra agli Affari europei Laurent Boone hanno parlato di una Francia che sarà «attenta al rispetto dei diritti» in Italia, riprendendo una formula di Ursula von der Leyen. «Reazioni vivaci e a giusto titolo. Si tratta di un’ingerenza insopportabile nelle nostre democrazie e contraria alla tradizione francese. Noi ci battiamo non solo per questa o quella idea, ma anche per la libertà dei popoli di scegliere il loro avvenire politico. È fondamentale».

Se il governo francese dell’europeista Macron avrà buone relazioni con il governo italiano della sovranista Meloni, questo potrà normalizzare definitivamente la sua proposta politica?
«Sì, è possibile, ma le cose sono già cambiate. Oggi, sui sei vicepresidenti dell’Assemblea nazionale, due sono del Rassemblement national. Siamo il primo partito di opposizione, e per quanto questo infastidisca i poteri attuali, è un fatto al quale devono abituarsi. Quindi la Francia deve lavorare con l’Italia quale che sia la tendenza politica del suo governo. Perché siamo, forse più di altri, due Paesi fratelli. In ogni caso, non aspettiamo che il potere politico ci accordi una qualche legittimità, la traiamo dal popolo con il mio 42% al secondo turno dell’elezione presidenziale e con gli 89 deputati. Numero che aumenterebbe di certo se domani Emmanuel Macron dovesse decidere di sciogliere l’Assemblea nazionale e tornare alle urne».

Sta esprimendo un timore o una speranza?
«Piuttosto una speranza. Credo che la minaccia di sciogliere l’Assemblea sia rivolta da Macron ai Républicains (la destra gollista, ndr) per indurli a collaborare. Noi non la temiamo».

Pensa di candidarsi alle elezioni del 2027?
«Non è una questione personale. Avendo già fatto tre campagne presidenziali, avevo detto che a priori non ne avrei fatta una quarta, salvo eventi eccezionali. Che cosa potrebbero essere questi eventi eccezionali? Il fatto che le circostanze si allineino in modo da essere io e non qualcun altro, anche nel mio stesso partito, ad avere le maggiori probabilità di vincere. Se fossi in posizione di vincere, mi batterei per assolvere al mio dovere. Ma non mi precipito adesso. A momento debito, vedremo chi è il meglio piazzato per accedere al potere».

Giorgia Meloni si considera di destra conservatrice, lei ha appena ricordato di avere superato la divisione destra sinistra. Adesso che Meloni diventerà presidente del Consiglio, come evolveranno i vostri rapporti?
«Sono cinquanta sfumature di patriottismo… Noi non abbiamo mai cercato cloni in Europa, ma alleati, persone che condividono la stessa nostra grande visione. Ci sono due rive, quella dei nazionali e quella dei mondialisti, e Meloni si trova incontestabilmente sulla stessa nostra riva».

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