Intervista a Marine Le Pen: «Noi più vicini a Salvini, ma Meloni è dalla parte giusta»
La leader dell’ultradestra francese: «L’equilibrio europeo si sposta sulle Nazioni. Il mio futuro politico? Potrei ricandidarmi»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI
— La leader del Rassemblement national accoglie il «Corriere della
Sera» nel suo ufficio dell’Assemblea nazionale, a due passi dall’aula
dove guida il gruppo di 89 deputati e l’opposizione a Emmanuel Macron.
Signora Le Pen, considera il successo di Giorgia Meloni nelle elezioni italiane un incoraggiamento per la sua lotta politica?
«Sì, perché da molti anni ormai assistiamo al grande ritorno delle
nazioni. Da tempo dico che la divisione destra sinistra non esiste più,
sostituita da quella tra “nazionali”, ovvero coloro che difendono la
nazione, e “mondialisti”, che sperano nella cancellazione delle nazioni a
beneficio di strutture sovranazionali come l’Unione europea o altre. Al
di là del Rassemblement national che ha appena festeggiato i suoi 50
anni ed è una specie di fratello maggiore di questi movimenti, anche se è
più giovane del Msi poi Fratelli d’Italia, questa nuova divisione si è
imposta in tutto il mondo e soprattutto in Europa, in Ungheria, Polonia,
Svezia e anche in Francia, con i nostri 89 deputati, e ora in Italia.
Questo avrà conseguenze sul dibattito politico, e sulla natura e la
direzione delle istituzioni europee».
Negli ultimi mesi
avevamo assistito alla nascita di una sorta di trio
Draghi-Macron-Scholz. Crede che si tornerà al classico asse
franco-tedesco o che il centro di gravità della Ue si sposterà?
«Credo che il centro di gravità si sposterà a favore dei Paesi
che difendono l’idea nazionale. Il nostro interesse è difendere le
frontiere, il controllo dell’immigrazione, la sovranità delle nazioni e
quindi in particolare quella energetica, e la tutela dell’ambiente con
la reindustrializzazione. Su questi temi gli equilibri si sposteranno a
mano a mano che si succedono le elezioni in Europa. È un lavoro di lungo
respiro, ma i nostri alleati sono sempre più numerosi».
Qualche giorno fa in Italia ci sono
state reazioni vivaci dopo che la premier Elisabeth Borne e poi la
ministra agli Affari europei Laurent Boone hanno parlato di una Francia
che sarà «attenta al rispetto dei diritti» in Italia, riprendendo una
formula di Ursula von der Leyen. «Reazioni vivaci e a giusto
titolo. Si tratta di un’ingerenza insopportabile nelle nostre democrazie
e contraria alla tradizione francese. Noi ci battiamo non solo per
questa o quella idea, ma anche per la libertà dei popoli di scegliere il
loro avvenire politico. È fondamentale».
Se il governo francese
dell’europeista Macron avrà buone relazioni con il governo italiano
della sovranista Meloni, questo potrà normalizzare definitivamente la
sua proposta politica?
«Sì, è possibile, ma le cose sono già cambiate. Oggi, sui sei
vicepresidenti dell’Assemblea nazionale, due sono del Rassemblement
national. Siamo il primo partito di opposizione, e per quanto questo
infastidisca i poteri attuali, è un fatto al quale devono abituarsi.
Quindi la Francia deve lavorare con l’Italia quale che sia la tendenza
politica del suo governo. Perché siamo, forse più di altri, due Paesi
fratelli. In ogni caso, non aspettiamo che il potere politico ci accordi
una qualche legittimità, la traiamo dal popolo con il mio 42% al
secondo turno dell’elezione presidenziale e con gli 89 deputati. Numero
che aumenterebbe di certo se domani Emmanuel Macron dovesse decidere di
sciogliere l’Assemblea nazionale e tornare alle urne».
Sta esprimendo un timore o una speranza?
«Piuttosto una speranza. Credo che la minaccia di sciogliere
l’Assemblea sia rivolta da Macron ai Républicains (la destra gollista,
ndr) per indurli a collaborare. Noi non la temiamo».
Pensa di candidarsi alle elezioni del 2027?
«Non è una questione personale. Avendo già fatto tre campagne
presidenziali, avevo detto che a priori non ne avrei fatta una quarta,
salvo eventi eccezionali. Che cosa potrebbero essere questi eventi
eccezionali? Il fatto che le circostanze si allineino in modo da essere
io e non qualcun altro, anche nel mio stesso partito, ad avere le
maggiori probabilità di vincere. Se fossi in posizione di vincere, mi
batterei per assolvere al mio dovere. Ma non mi precipito adesso. A
momento debito, vedremo chi è il meglio piazzato per accedere al
potere».
Giorgia Meloni si considera di destra
conservatrice, lei ha appena ricordato di avere superato la divisione
destra sinistra. Adesso che Meloni diventerà presidente del Consiglio,
come evolveranno i vostri rapporti?
«Sono cinquanta sfumature di patriottismo… Noi non abbiamo mai
cercato cloni in Europa, ma alleati, persone che condividono la stessa
nostra grande visione. Ci sono due rive, quella dei nazionali e quella
dei mondialisti, e Meloni si trova incontestabilmente sulla stessa
nostra riva».
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