Ridateci i tecnici
Siamo a questo punto. E non siamo nemmeno all’inizio. In queste condizioni Meloni dovrebbe presentarsi al Quirinale invocando l’incarico da Mattarella che, prima di darglielo, vorrà sapere se è sicura di avere una maggioranza. Ora, che lo stato dei rapporti interni del centrodestra non fosse proprio idilliaco lo si sapeva da tempo. Salvini imputa la crisi della Lega e il risultato elettorale a dir poco insoddisfacente al prezzo pagato per l’ingresso nel governo Draghi, che lui non voleva per non lasciare sola Meloni all’opposizione e a quanto pare, ma è una versione poco credibile, gli fu imposto dal suo partito. Per sapere cosa pensi Berlusconi dei suoi giovani partner basta ricordare che in un’intervista al direttore de La Stampa, alla domanda su cosa pensasse dell’eventualità che uno o l’altra potessero andare a Palazzo Chigi, rispose che la sola ipotesi lo faceva ridere. Naturalmente si poteva sperare che il ritorno insieme in coalizione, la scelta di candidati comuni nei collegi, la campagna e la vittoria elettorale avessero riavvicinato quel che sembrava impossibile cementare di nuovo: lo spirito di alleanza, la voglia di provare insieme ad affrontare i problemi, gravissimi, di un Paese che tutti e tre chiamano “Patria”. La Patria di chi? Se queste sono le premesse, mentre infuria la guerra e una crisi energetica che si abbattono senza tregua su famiglie e imprese, c’è davvero da preoccuparsi. E se questo è il ritorno della politica, per carità ridateci i tecnici.
LA STAMPA
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