Scelte e nuovo governo, l’urgenza necessaria per il Paese
Non è una stagione come le altre. È vero, ogni governo è nato dopo un travaglio più o meno lungo e doloroso, ogni confronto tra partiti coalizzati evidenzia le distanze e le differenti esigenze prima di tramutarsi in un’intesa. La storia di Palazzo è piena di pagine in cui si racconta di candidati alla presidenza delle Camere silurati nell’urna e di ministri in pectore silurati mentre erano sulla strada verso il Colle. Ma questa non è una stagione come le altre. E non ci sarebbe nemmeno bisogno di sgranare il rosario dei problemi interni e internazionali per indurre le forze di centrodestra ad accelerare il passo, dando al Paese l’idea che hanno piena contezza del momento.
Certo, in virtù della liturgia istituzionale (che non è una perdita di tempo ma un sistema di regole democratiche) serviranno ancora un paio di settimane prima di avere un esecutivo nella pienezza delle sue funzioni. Ma già oggi, primo giorno della nuova legislatura, si misurerà il senso di responsabilità di chi è stato chiamato a governare, con l’elezione dei presidenti del Senato e della Camera. Il voto segreto sarà indicativo del grado di compattezza dell’alleanza, una sorta di test dal quale si capirà anche la forza propulsiva del prossimo gabinetto.
La vigilia ha messo in mostra come il centrodestra fatichi invece a dare ancora di sé una rappresentazione politica unitaria e perseveri nei giochi tattici tra leader che sembrano impegnati a disputare il secondo tempo della sfida elettorale. In realtà il 25 settembre ha stabilito quali sono i rapporti di forza e dunque tocca a Giorgia Meloni valutare le richieste di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, esercitando però la leadership che il voto le ha delegato. Così da presentarsi pronta alla convocazione del presidente della Repubblica, con una squadra che dia l’idea di un governo delle competenze capace di agire rapidamente.
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