Governo e l’elezione del presidente della Camera | Tajani: «Forza Italia voterà Fontana»
Ore 09:15 – Letta: «Candidato o scheda bianca? Decidiamo a minuti»
«Decidiamo ora, questione di minuti», Così il segretario Pd, Enrico Letta, arrivando alla Camera risponde a chi gli chiede se il suo partito voterà scheda bianca o esprimerà un candidato alla votazione per la presidenza della Camera. Il gruppo del Pd a Montecitorio è riunito per definire la linea da tenere sul voto.
Ore 09:11 – Tajani: «FI voterà Lorenzo Fontana»
«Forza Italia voterà Lorenzo Fontana come Presidente della Camera dei deputati». Lo scrive su Twitter Antonio Tajani, Coordinatore nazionale di Forza Italia.
Ore 09:08 – Serracchiani (Pd): «Fontana presidente? Preoccupano le sue posizioni filorusse»
La figura del leghista Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera «sembra quasi una provocazione» per «la posizione filorussa molto evidente e mai smentita – chiede continuamente che vengano tolte le sanzioni alla Russia – e per la posizione altrettanto non condivisibile sui diritti, aborto e donne». Lo ha detto la capogruppo alla Camera del Partito democratico, Debora Serracchiani, ai microfoni di «Radio Anch’io» su Rai Radio1. «Non daremo nessun tipo di aiuto a questa votazione», ha aggiunto.
Ore 08:47 – Lorenzo Fontana (Lega) verso la presidenza della Camera
(Adriana Logroscino) Veronese, 42 anni, leghista di lungo corso, laureato ma impegnato fin da giovane in politica, partendo dalle istituzioni locali, come consigliere circoscrizionale, consigliere comunale, assessore e vicesindaco, Lorenzo Fontana è il possibile prossimo presidente della Camera. Anche se lui, ancora ieri sera, smentiva la candidatura sulla bocca di tutti, con una battuta: «Io presidente della Camera? Forse si parla di Attilio», riferendosi al presidente della Regione Lombardia che ha il suo stesso cognome.
Ore 08:37 – La Russa al Senato, Forza Italia non c’è ma passa lo stesso
(Monica Guerzoni) Nell’album della storia repubblicana entra il mazzo di rose bianche che Ignazio La Russa porge a Liliana Segre, passaggio di testimone destinato a far discutere a lungo. Lei, reduce dai campi di sterminio nazisti, che presiede il Senato per poche decisive ore «a 100 anni dalla marcia su Roma». Lui, che di secondo nome fa Benito e ha in casa una collezione di busti di Mussolini, eletto al primo colpo con 116 voti su 186 votanti, quorum a 104, sullo scranno più alto di Palazzo Madama. La maggioranza di Giorgia Meloni si è spaccata, ma per La Russa l’elezione è «un grandissimo onore», che l’ex esponente del Msi ricambia con un discorso di pacificazione: «Sarò presidente di tutti». E Meloni, con un comunicato: «Siamo orgogliosi che i senatori abbiano eletto un patriota, esempio per generazioni di militanti e dirigenti».
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