Senato, Forza Italia spaccata. E adesso Licia Ronzulli vorrebbe diventare coordinatore
di Francesco Verderami
La mossa dell’opposizione ieri non era un modo per aiutare Meloni, ma per iniziare a spartirsi ciò che resta dell’impero berlusconiano
Attestato dietro la linea Maginot dei tre ministeri per Forza Italia, Berlusconi capitola a palazzo Madama. Viene sorpreso da una manovra ai fianchi condotta da 17 senatori dell’opposizione, che consentono l’elezione di La Russa a seconda carica dello Stato. Il blitz non ha nulla di casuale e Meloni non poteva non sapere, se è vero che nei giorni scorsi il candidato alla presidenza del Senato aveva incontrato Renzi e autorevoli esponenti del Pd in vista delle votazioni.
Le ultime notizie sul governo e l’elezione del presidente della Camera
E tutti ieri hanno messo il pugnale nell’urna contro il Cavaliere. Politicamente c’è la
prova. Da solo Renzi non poteva dare garanzie numeriche, perché il suo
gruppo è piccolo e in più c’era la contrarietà di Calenda. Il Pd, che
oggi alla Camera medita di votare un candidato di bandiera, stranamente
non l’ha fatto al Senato dove i margini per il centrodestra erano più
risicati. Quanto a Conte, ha copiato una vecchia mossa di Bossi, che nel 1993
«salvò» a scrutinio segreto Craxi dalla prima richiesta di
autorizzazione a procedere, per sfruttare il risultato nella campagna
contro «Roma ladrona».
Insomma, a palazzo Madama c’è stata una convergenza di interessi. La mossa
dell’opposizione ieri non era un modo per aiutare Meloni, ma per
iniziare a spartirsi ciò che resta dell’impero berlusconiano, manco
fosse la Polonia del 1939. Invano Gianni Letta l’altra sera aveva messo il Cavaliere sull’avviso.
«Ricevo risposte offensive qualsiasi cosa chieda», era sbottato
Berlusconi parlando della premier in pectore: «Non me lo merito». Può
darsi avesse intuito l’accerchiamento, ma la prova di resistenza al
Senato si è tramutata in una disfatta e ha avuto come effetto
l’implosione di Forza Italia.
Così il ritorno in Parlamento è stato amaro. Raccontano che la figlia Marina sia contrariata per quanto è successo al genitore, e anche Fascina si sarebbe resa conto del danno subito dal suo compagno. La causa, secondo Tajani, è «la linea demenziale» che è stata suggerita al Cavaliere. L’indice è puntato verso Ronzulli, additata dagli avversari interni come la regista dell’asse con Salvini, che poi però ha votato per La Russa. Si vedrà se il capo della Lega ha solo accettato la logica dei rapporti di forza nell’alleanza o medita anche lui di partecipare alla spartizione di Forza Italia.
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