L’aiuto inaspettato alla destra divisa

E poi c’è l’opposizione di centrosinistra, che ha fatto ieri in aula quel che ha fatto in campagna elettorale: si è divisa in mille interessi contrapposti, con la consueta realpolitik dell’ognun per sé che non porta a nulla tranne che al rafforzamento dell’avversario. C’è un pezzo di Pd che vuole ripartire dall’opposizione per ridefinire la propria identità; ce n’è un altro che sotto sotto, quasi quasi, ci fosse un altro governo cui dare una mano, perché no; c’è il Terzo polo che di dare una mano non vede l’ora, del resto l’ha detto, “ma non con Meloni premier eh, io sono di sinistra”, spiegava l’irrefrenabile Renzi in buvette. E c’è il Movimento 5 stelle di Conte, ansioso di cannibalizzare tutto il possibile per tornare ai fasti del 2018.

E quindi sarà anche andata male ieri per Meloni, al Senato. Ha eletto un presidente grazie ai franchi tiratori, ha visto spaccarsi il fronte alla prima curva, dovrà pensare a come rimettere insieme i cocci. Poi però – pare di vederla – avrà guardato l’altra metà dell’emiciclo, scorso i messaggi whats App sul telefonino e capito di poter andare a letto tranquilla: c’è tutto un mondo disposto ad aiutare. Ma non chiamateli responsabili, chiamiamoli direttamente patrioti.

LA STAMPA

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