I 10 anni di Xi Jinping alla guida della Cina
Nell’ultimo decennio Xi ha poi proposto la Belt and Road Initiative, ha spinto per la rapida espansione della Cina nel Mar Cinese Meridionale e ospitato le Olimpiadi invernali del 2022.
Politicamente parlando, Xi ha accumulato sempre più potere, spostando la Cina da una tradizione di leadership collettiva, con il segretario generale considerato primo tra eguali nel comitato permanente del politburo, a quella che ora è ampiamente considerata una leadership suprema.
Oltre ad essere il presidente della Repubblica Popolare Cinese e della Commissione militare centrale, nonché segretario generale del Partito, Xi guida anche la Commissione per la sicurezza nazionale, il gruppo centrale per la sicurezza e l’informatizzazione di Internet e la Commissione centrale per lo sviluppo militare e civile integrato, solo per citarne qualche titolo.
Il caso della pandemia: le decisione di Xi
La Cina ha abbracciato fin da subito una rigida politica anti Covid, presto denominata strategia Zero Covid. L’approccio zero Covid è una delle politiche fondamentali di Xi, il quale ha promesso di “combattere risolutamente contro qualsiasi parola e atto che distorce, dubiti o neghi” la sua politica sanitaria.
Se questa mossa ha consentito alla Repubblica Popolare Cinese di limitare i decessi e i contagio, dall’altro lato la chiusura dei confini ha portato l’economia nazionale ad una brusca frenata, complici i lockdown e i controlli sempre più severi, soprattutto nella prima fase dell’emergenza sanitaria (per non parlare della crescente frustrazione sociale).
Calcolatrice alla mano, la crescita economica del Paese è precipitata ad un +0,4% su base annua nel secondo trimestre del 2022, con una contrazione del -2,6% rispetto al trimestre precedente.
Quali sono i rapporti di Xi con Trump e Biden
Lo scorso 30 luglio, al termine di una videoconferenza durata 2 ore e 17 minuti, nel quinto meeting virtuale dei due negli ultimi due anni, Joe Biden e Xi Jinping promettevano di “tenere aperte le linee di comunicazione”. Allo stesso tempo Xi lanciava a Biden un avvertimento emblematico: “Chi gioca con il fuoco si dà fuoco, spero che gli americani lo capiscano bene”.
Qualche mese fa, in merito alla guerra in Ucraina, il presidente cinese aveva recitato a Biden un altro proverbio altrettanto incisivo: “jie líng hái xu xì líng rén”, che può essere tradotto come “è di chi ha legato il sonaglio al collo della tigre il compito di toglierlo”.
Detto altrimenti, Xi spiegava al suo omologo statunitense che il compito di risolvere la faccenda ucraina sarebbe toccato agli Stati Uniti, responsabili, sempre a detta del leader cinese, di aver fatto arrabbiare la “tigre” Russia. Oggi la tensione tra Pechino e Washington resta altissima e fra Biden e Xi permangono ancora divergenze forse incolmabili. Sulla Russia, su Taiwan ma pure sull’ordine globale.
Quali sono i rapporti di Xi con Putin
La guerra in Ucraina ha spinto la Russia ad abbracciare ulteriormente la Cina in una sorta di vicinanza strategica. Pechino e Mosca hanno dimostrato sì di far sul serio, ma la loro relazione dovrebbe essere concepita come una partnership e non come un’alleanza militare, politica o di altro tipo.
Passando ai leader, Xi Jinping ha ospitato Vladimir Putin a Pechino, in occasione delle Olimpiadi Invernali, alla vigilia dello scoppio del conflitto ucraino. Xi non ha mai condannato Putin per la guerra in Ucraina ma, negli ultimi mesi, abbiamo assistito ad un possibile raffreddamento nei loro rapporti. I due si sono incontrati anche a Samarcanda, a margine del vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), dove, al di là delle stratte di mano, Xi ha espresso preoccupazione per l’escalation in Ucraina. Ulteriori dubbi sono arrivati quando il leader cinese non ha, almeno pubblicamente, inviato alcun messaggio di auguri al capo del Cremlino.
In ogni caso l’amicizia senza limiti annunciata urbi et orbi da Xi Jinping e Vladimir Putin può essere soppesata nelle intese commerciali siglate tra i due Paesi – per lo più nel campo dell’oil and gas, dove troviamo un’intesa dal valore di 117,5 miliardi di dollari – e in un interscambio complessivo, nel 2021, di 146,8 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il petrolio, il gigante russo Rosneft, guidato da Igor Sechin, ha firmato un accordo con la compagnia cinese CNPC per fornire 100 milioni di tonnellate di oro nero attraverso il Kazakhstan da qui ai prossimi dieci anni, estendendo, di fatto, un’intesa esistente. Ossigeno prezioso per la Cina di Xi.
Cosa ci si può aspettare dal nuovo mandato
Xi deve affrontare almeno cinque importanti problemi. Il primo coincide con l’economia cinese. Il leader è chiamato a dare una scossa all’intero sistema che, come detto, risente fortemente della politica Zero Covid. Senza una nuova crescita, o comunque in assenza di numeri più confortanti, nel lungo periodo potrebbero sorgere problemi complicati.
In politica estera Xi Jinping dovrà scegliere come condurre la tanto sbandierata riunificazione di Taiwan alla Mainland. Anche perché gli Stati Uniti hanno fatto capire che non lasceranno Pechino libera di agire.
Dopo di che restano da monitrare altre due crisi: quella che coinvolge la penisola coreana e la disputa lungo i confini sino-indiani. Accanto ai rapporti con gli Stati Uniti, praticamente da ridisegnare, permane infine l’interrogativo riguardante la crisi ucraina: cosa fare per evitare di ritrovarsi in mezzo ad uno scontro tra blocchi, e rischiare di mandare in fumo affari milionari con Europa e Usa? Questa è soltanto la punta dell’iceberg che si ritroverà di fronte Xi Jinping.
INSIDEOVER
IL GIORNALE
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