133. I poster in camera

Riuscire a trattenere le immagini che contengono pezzi del puzzle del nostro destino non è facile oggi perché, nella continua fruizione telematica, subiamo una tempesta di immagini mai vista nella storia umana: l’Homo Sapiens è diventato Videns (vede tutto ma non presta attenzione a niente, è un iper-vedente cieco, che presto userà infatti l’Oculus del metaverso).

L’intasamento dell’immaginario non è senza conseguenze, provoca infatti la crisi dell’immaginazione: la capacità logica è indebolita (l’eccesso di immagini genera confusione e limita il pensiero astratto) e la nostra creatività è dispersa tra infinite rotte possibili. Il consumismo ha bisogno di generare continuamente immagini desiderabili per darci destini a portata di portafogli, ma il consumismo non è la causa ma la conseguenza di un io senza destino (nichilismo e individualismo) che, per farsi e darsi forza, si aggrappa ai coriandoli di futuro più seducenti.

Oggi per trovare e conservare immagini di destino capaci di guidarci in porto dobbiamo praticare un certo digiuno immaginativo e il silenzio dell’attenzione. Solo così riusciamo a ricevere immagini che ci fanno entrare in risonanza, ci risvegliano, perché sono richiami del futuro che è già dentro di noi, ma che ha bisogno di darsi un volto. Sono immagini che vanno coltivate, approfondite, interrogate… appendendole, come poster, alle pareti dell’anima. Ognuno di noi ha una costellazione di immagini guida, che lo voglia o no. Ma la rotta va impostata seguendo le stelle giuste, altrimenti sarà un dis-astro (la stella contro), questa operazione richiede qualche minuto di meditazione silenziosa ogni giorno. Quali sono le nostre? Solo così potremo abbracciare destini che diventano destinazioni e non naufragi.

CORRIERE.IT

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