Berlusconi il putiniano: “La guerra è colpa di Zelensky”

Antonio Bravetti

ROMA. Sembra Nerone, è Silvio Berlusconi che osserva il centrodestra andare a fuoco. Un nuovo audio, a dir poco tenero nei confronti di Vladimir Putin, inguaia la coalizione vincitrice delle elezioni e mette a rischio la nascita del governo Meloni. Sono quasi quattro minuti di discorso, registrati durante una riunione a porte chiuse con i deputati di Forza Italia e resi noti sempre da LaPresse, in cui Berlusconi dice che la guerra tra Mosca e Kiev è colpa della resistenza ucraina. «Non posso dire cosa penso di Zelensky…», sibila tra le risate e gli applausi dei suoi. Solo in tarda serata, quando l’incendio politico è divampato, l’ex premier prova a correggere il tiro. Parla di «metodi di dossieraggio indegni di un Paese civile», del suo pensiero «stravolto e rovesciato» e precisa: «La mia posizione personale e quella di Forza Italia non si discostano da quella del governo italiano, dell’Unione Europea, dell’Alleanza Atlantica né sulla crisi Ucraina, né sugli altri grandi temi della politica internazionale».

Nuovo audio di Berlusconi: “Putin non voleva la guerra: Zelensky ha triplicato gli attacchi nel Donbass”

La registrazione diffusa ieri, però, racconta altro. «Sapete com’è avvenuta la cosa della Russia?», domanda Berlusconi, che subito avverte i presenti: «Anche su questo vi prego, però, il massimo riserbo. Promettete?». In sottofondo qualche risata, altro che «riserbo». Si sente Giorgio Mulé che prova a frenare il leader: «Non è il caso presidente, ci sono le finestre aperte». Ma il Cavaliere è già partito. «Ahia…», si arrende Mulé. Il racconto dell’ex premier assomiglia molto alla propaganda russa: «La cosa è andata così: nel 2014 a Minsk, in Bielorussia, si firma un accordo tra l’Ucraina e le due neocostituite repubbliche del Donbass per un accordo di pace senza che nessuno attaccasse l’altro. L’Ucraina butta al diavolo questo trattato un anno dopo e comincia ad attaccare le frontiere delle due repubbliche. Le due repubbliche subiscono vittime tra i militari che arrivano, mi si dice, a 5-6-7mila morti. Arriva Zelensky, triplica gli attacchi alle due repubbliche. Disperate, le due repubbliche mandano una delegazione a Mosca e finalmente riescono a parlare con Putin. Dicono: “Vladimir non sappiamo che fare, difendici tu”. Lui è contrario a qualsiasi iniziativa, resiste, subisce una pressione forte da tutta la Russia. E allora si decide a inventare una operazione speciale». Eccola, è la versione già offerta il 23 settembre scorso a Porta a Porta: «Le truppe dovevano entrare in Ucraina, in una settimana raggiungere Kiev, deporre il governo in carica, Zelensky eccetera, e mettere un governo già scelto dalla minoranza ucraina di persone perbene e di buon senso, un’altra settimana per tornare indietro. È entrato in Ucraina e si è trovato di fronte a una situazione imprevista e imprevedibile di resistenza da parte degli ucraini, che hanno cominciato dal terzo giorno a ricevere soldi e armi dall’Occidente. E la guerra, invece di essere una operazione di due settimane, è diventata una guerra di duecento e rotti anni». Subissato dalle critiche, quella volta provò a giustificarsi: «Riferivo parole di altri», disse.

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