Crosetto: «Conte oggi fomenta l’odio, ma aveva detto 5 volte sì all’invio delle armi in Ucraina»
di Monica Guerzoni
Il ministro della Difesa del governo Meloni: il leader M5S fa nomi e cognomi
Guido Crosetto, ministro della Difesa, non si sente parte di un «governo guerrafondaio che ingrassa la lobby delle armi» e respinge con forza le accuse lanciate da Conte: «Mi ha colpito molto che lui usi questi termini nei confronti di un governo che non ha preso decisioni».
Cosa la colpisce?
«Tutto quello che questo governo sta facendo nei confronti dell’Ucraina è implementare le decisioni dell’esecutivo Draghi, della cui coalizione Conte guidava il partito maggiore.
All’ex premier vorrei ricordare che tutto ciò che è stato inviato negli
ultimi mesi a 360 gradi, non solo aiuti militari, è stato deliberato
sulla base di cinque decreti definiti dal precedente governo».
Vuol dire che Conte si è dato del guerrafondaio da solo?
«Se inviare armi all’Ucraina significa essere guerrafondai, chi può
fregiarsi di quel titolo è lui e il suo partito in primis. Io non la
penso così, l’aiuto a una nazione attaccata è cosa diversa dall’essere
guerrafondai».
Prenderete decisioni in discontinuità da Draghi?
«Non penso proprio, gli impegni di una nazione verso le alleanze
internazionali di cui si fa parte non cambiano col cambiare dei governi e
noi non siamo dei quaquaraquà».
La maggioranza degli italiani è contro l’invio delle armi.
«Era contro già nei mesi scorsi, quando un altro governo ha deciso
di rispondere alla richiesta di aiuti dell’Ucraina. I governi hanno la
responsabilità e l’onere di prendere decisioni anche non popolari,
perché c’è una ragione di Stato e ci sono impegni da rispettare. Ma
vorrei affrontare un punto non politico sulle parole di Conte».
Quale punto?
«Le parole vanno usate con responsabilità. Conte manifesta totale incoerenza
tra quello che diceva e faceva e quel che dice ora. Legittimo che passi
da fornitore di armi a pacifista convinto ed è anche legittimo che
guardi i sondaggi per decidere di cambiare idea. Ma non che usi epiteti
violenti nei confronti di persone fisiche che hanno la sola colpa di
rappresentare lo Stato. È come indicare a una parte di società violenta e
antagonista nomi e cognomi di obiettivi da colpire».
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