Antonio Tajani: “Con la Ue serve flessibilità, la riformeremo. Putin parla di dialogo ma bombarda i civili”
Altra riforma importante è quella del superamento
dell’unanimità nelle decisioni del Consiglio europeo. Lei è da sempre
favorevole, mentre il premier polacco, Mateusz Morawiecki, alleato di
Meloni, in un’intervista a La Stampa ha ribadito la sua contrarietà. Che posizione ha il governo italiano?
«Non ne abbiamo ancora discusso. Per arrivarci bisognerà passare per una riforma dei trattati, un processo lungo».
Lei rappresenta l’anima europeista del governo?
«Io
eviterei queste etichette. È ovvio che, visti i nostri trascorsi, io e
Raffaele Fitto abbiamo un’interlocuzione fluida con Bruxelles. Ma in
generale il governo si sta mostrando molto coeso».
È stato giusto rinunciare alla norma che aboliva le sanzioni per chi rifiuta i pagamenti elettronici?
«Sì.
Al di là del merito della questione, bisogna mostrarsi flessibili. Se
noi giustamente chiediamo flessibilità alla Commissione, ad esempio sul
Pnrr, poi dobbiamo mostrarci collaborativi e dialoganti se arrivano
richieste da Bruxelles».
L’approvazione della manovra alla Camera è stata segnata da
errori, ritardi e proteste. Per una maggioranza sulla carta così coesa, è
una brutta immagine?
«Capisco l’effetto che provoca leggere
di emendamenti presentati, cancellati o spariti, ma è quello che
succede ogni anno. Stavolta poi c’è una differenza: il governo è entrato
in carica con la sessione di bilancio già aperta, dovendo destinare
quasi tutte le risorse a contrastare il caro energia. L’importante era
tenere a posto i conti ed evitare l’esercizio provvisorio: lo abbiamo
fatto».
Visto che c’era poco tempo non era il caso di lasciare
l’incombenza a Mario Draghi? L’ex premier dice che avrebbe voluto
proseguire il suo percorso, ma Forza Italia non gli ha votato la
fiducia.
«La domanda andrebbe posta ai Cinque stelle. Noi
eravamo pronti ad andare avanti, con un governo senza il M5S, ma il Pd
si è tirato indietro».
Forza Italia ha qualche rammarico?
«No. Abbiamo
portato a casa la detassazione del lavoro giovanile, la proroga della
scadenza del superbonus e l’aumento delle pensioni minime».
Chiedevate mille euro, ne avete ottenute 600.
«Le risorse erano limitate. Ma questo è l’inizio di un percorso di cinque anni».
Forza Italia è ancora spaccata?
«Non lo è mai stata. Da noi non ci sono correnti, né personalismi, ma solo la leadership di Silvio Berlusconi».
Superato lo scoglio della manovra da cosa ripartirà il governo?
«La
priorità adesso è una grande riforma della burocrazia. Anche per
onorare la memoria di un grande protagonista di queste battaglie: Franco
Frattini».
La riforma del Codice degli appalti va nella giusta direzione?
«Sì,
è l’inizio di un percorso. Ora bisogna togliere quanti più richieste di
permessi e di autorizzazioni possibili. Ormai è provato che avere
troppe norme favorisce la corruzione e non il contrario».
Le scadenze del Pnrr la preoccupano?
«No, il
ministro Fitto sta facendo un ottimo lavoro e la Commissione è cosciente
del fatto che il Next Generation Eu è nato in circostanze diverse da
quelle attuali».
Nei giorni scorsi Giorgia Meloni ha parlato di un possibile aumento delle spese militari, è così?
«C’è
un obiettivo di tutti i Paesi Nato: arrivare progressivamente al 2% del
Pil da destinare alle spese militare. L’Italia vuole rispettare questo
impegno».
Lei è stato presidente del Parlamento europeo, si è mai accorto che il peso di certe lobby era così forte, come emerso dal Qatargate?
«La dimensione di questo scandalo mi ha stupito: non pensavo si potesse arrivare a tanto. Detto ciò voglio difendere l’istituzione: il fatto che nell’ultima cena ci fosse un traditore non rende colpevoli gli altri apostoli».
LA STAMPA
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