Inflazione, la tregua

Fabrizio Goria

Prima la Germania, poi la Spagna, infine la Francia e ora potrebbe toccare all’Italia. Il picco dell’inflazione – stando ai dati di dicembre – sembra essere stato raggiunto. Ma analisti ed economisti restano cauti, perché la Banca centrale europea ha indicato più volte nelle ultime settimane che ulteriori rialzi dei tassi d’interesse sono già in cantiere.

Se è vero che, secondo il consensus dei mercati finanziari, la lettura di oggi dovrebbe segnalare il secondo calo consecutivo dell’indice dei prezzi nell’eurozona e in Italia, è altrettanto vero che la persistenza dell’inflazione potrebbe essere elevata per buona parte del 2023. Nonostante il quadro in chiaroscuro, gli investitori hanno continuato il rally d’inizio anno, sia sull’azionario sia sui titoli di Stato, con il rendimento dei Btp a dieci anni a quota 4,29%, meno 19 punti base rispetto al giorno precedente.

In una settimana avara di spunti per cavalcare, ci ha pensato Parigi a fornire un motivo per proseguire con gli acquisti in Borsa. E potrebbero arrivare anche sorprese dall’inflazione per l’area euro, attesa al 10%, con un calo di un decimale rispetto al mese precedente, e per l’Italia, che dovrebbe attestarsi all’11,6%, con una flessione dello 0,2% rispetto a un mese prima.

A sorpresa, dopo Germania e Spagna, anche la Francia ha registrato un rallentamento delle fiammate dei prezzi. Secondo l’istituto nazionale di statistica l’indice dei prezzi al consumo è salito a dicembre, anno su anno, del 5,9% contro il +6,2% di novembre. Le attese del mercato erano per un +6,4 per cento. A causare il rallentamento, spiega l’Insee, è stato il calo dei prezzi dell’energia e «in misura minore, dei servizi».

Fattore positivo, visto che il combinato disposto di un inverno più mite del previsto, del price cap a livello Ue, e del calo dei consumi su base europea stanno producendo un’apparente sicurezza energetica tale da spingere al ribasso il prezzo del metano, che ha chiuso a 64 euro per MWh, ai minimi dal 2021 e del greggio, con sia il Wti statunitense sia il Brent europeo in decisa contrazione sui listini. Inoltre, i buoni dati degli indici Pmi, raccolti da S&P Global, indicano che la recessione sarà meno severa del previsto nell’area euro, anche se le incognite geopolitiche sono svariate e impediscono di fare calcoli di lungo periodo in modo puntuale e preciso, come rimarcato dalla banca americana Wells Fargo.

Tanto è bastato per alimentare l’idea che la Bce decida di rallentare il processo di normalizzazione della politica monetaria. Piazza Affari ha guadagnato l’1,74%, ma a indossare la maglia rosa continentale è però stato il Cac 40 di Parigi, che ha guadagnato il 2,3%, seguito dal Dax 30 di Francoforte con +2,16 per cento. «È molto complicato che Francoforte decida di fare una retromarcia così significativa», spiegano dalla banca transalpina Société Générale.

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