Inflazione, la tregua

Vincent Mortier, capo degli investimenti di Amundi, ha pochi dubbi su cosa sta leggendo il mercato. E il risveglio potrebbe essere brusco, a cominciare da Wall Street per arrivare all’area euro. «La Federal Reserve ha rallentato il ritmo dei rialzi dei tassi, ma ha ribadito che la sua missione non è affatto conclusa. Crediamo che le banche centrali, Bce inclusa, si muoveranno sul filo del rasoio perché il rischio di errori a livello di politica monetaria è molto alto», nota Mortier.

A raffreddare gli animi degli investitori più ottimisti ci ha pensato la stessa Francoforte, pubblicando uno studio sul proprio blog. «L’indebitamento è diventato più costoso per i governi» ma «nonostante l’aumento dei tassi di interesse, il debito pubblico può rimanere su un percorso solido» di consolidamento, spiega l’analisi. Il percorso dettato da Lagarde è destinato a continuare. E secondo Citi il tasso d’interesse neutro potrebbe essere compreso fra il 3,7 e il 3,8 per cento. A peggiorare la situazione i verbali della Fed, che indicano ulteriori incrementi al costo del denaro, nonostante la vivacità del mercato del lavoro e dell’attività economica domestica. «Non sarebbe appropriato tagliare i tassi nel 2023», dicono i governatori della Fed. Un atteggiamento che sta prendendo sempre più piede anche nell’eurozona, nonostante l’euforia degli investitori in questi primi giorni del nuovo anno. I quali potrebbero scottarsi in caso di sorprese negative sul fronte dei prezzi.

LA STAMPA

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