Anne Applebaum: «Dobbiamo immaginarci una vittoria ucraina, sarà la fine di Putin»

di Viviana Mazza

Anne Applebaum: «L’Occidente si deve preparare a questo scenario». Per la scrittrice e giornalista «l’unico modo in cui la guerra può finire è se i russi capiscono di aver perso»

Anne Applebaum: «Dobbiamo immaginarci una vittoria ucraina, sarà la fine di Putin»

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK – Il cessate il fuoco unilaterale (che sia reale si o no) annunciato da Putin per il Natale ortodosso cambia qualcosa nella guerra?

«Non cambia nulla. Ed è piuttosto cinico. Perché non dichiararlo il 24 dicembre, quando i cattolici ucraini e anche alcuni ortodossi celebrano il Natale? Oppure perché non farlo durante il Capodanno, che per molti nel mondo di lingua russa è più importante del Natale?».

A settembre, dopo la controffensiva ucraina nella regione di Kharkiv, Anne Applebaum — scrittrice e giornalista, coinvolta in passato anche in importanti colloqui voluti dal presidente Joe Biden con storici e intellettuali — scrisse sull’Atlantic: «Gli ucraini potrebbero vincere questa guerra. Noi nell’Occidente siamo davvero preparati a una vittoria ucraina? Sappiamo quali altri cambiamenti potrebbe portare?». Già a marzo Applebaum diceva che bisognava «immaginare la possibilità di una vittoria», definita in termini più limitati («l’Ucraina resta una democrazia sovrana con il diritto di scegliere i propri leader e trattati»). Come ha chiarito Zelensky a Washington, la «vittoria» per Kiev non significa ormai solo recuperare territori, ma anche ottenere risarcimenti economici e giustizia per i crimini di guerra. Una definizione che per Applebaum è giustificata, anche se «straordinariamente ambiziosa». Difficile immaginare come la Russia possa accettarlo, se Putin resta al potere. «Dobbiamo aspettarci che una vittoria ucraina, e certamente una vittoria per come l’Ucraina la concepisce, porterà anche la fine del regime di Putin», secondo Applebaum, il che è anche monito, poiché in assenza di meccanismi di successione, ciò comporta opportunità ma anche rischi.

Che cosa significa oggi dire che la vittoria è l’unica via per la pace in Ucraina?
«Io credo che l’unico modo in cui la guerra possa finire — e intendo finire davvero e non riprendere dopo sei mesi o un anno — è se i russi perdono e capiscono di aver perso. Devono realizzare che la guerra è stata un errore e che non può essere ripetuta. La mia opinione è che come minimo debbano essere respinti dai territori che hanno conquistato dal 24 febbraio, meglio anche dalla Crimea. Devono vederlo come un disastro per il loro Paese. Penso che ciò non possa accadere se non c’è una chiara sconfitta russa».

Qualche giorno fa Macron ha detto che Parigi appoggerà l’Ucraina fino alla «vittoria». Washington dice che resterà al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario, ma sembra evitare la parola «vittoria». Alla domanda ripetuta di un giornalista se gli Usa resteranno al fianco dell’Ucraina fino alla vittoria, il portavoce del dipartimento di Stato Ned Price ha risposto: «Vogliamo vedere una Ucraina indipendente, sovrana, prosperosa e capace di difendersi».
«Per dar loro il beneficio del dubbio, la mia supposizione è che l’Amministrazione non voglia chiudersi in linee rosse che richiedano di ottenere “x” o “y” perché la guerra abbia fine, poiché le circostanze sul campo possono cambiare. La ragione per cui sono così vaghi — e a volte vaghi in maniera esasperante — è che non vogliono che tra sei mesi si dica “avete detto che avreste accettato solo questo particolare esito”. Questo per dare loro la migliore interpretazione. L’Amministrazione è stata piuttosto costante, quasi tutti — dai vertici ai funzionari — hanno ripetuto che non diranno agli ucraini cosa fare. Penso che probabilmente ci siano anche delle paure tra alcuni all’interno dell’Amministrazione: se o meno gli ucraini possano riconquistare il proprio territorio o il timore che il conflitto continui per lungo tempo. Ma quando ripeto che la guerra non finirà finché gli ucraini vincono e i russi perdono, non è per bellicismo: è l’unica via realistica».

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