Per le (grandi) riforme la fretta non è d’aiuto
Forse Meloni potrebbe trovare qualche disponibilità in una parte del cosiddetto Terzo polo, magari tra le truppe residue che fanno capo a Renzi, Calenda e più a sinistra Emma Bonino. Ma provocare una qualche rissa tra Renzi e Calenda e la Bonino non ci sembra un obiettivo all’altezza dell’impresa. Se la destra vuole allargare il campo della propria influenza e ottenere un risultato tangibile sarebbe per essa più proficuo concentrarsi su una sola delle tre impegnative riforme di cui annuncia il varo. E procedere al passo successivo soltanto dopo aver portato a termine la prima impresa.
Come per i bolscevichi di cento anni fa, è inutile che qualcuno a destra «blateri» sull’intima connessione tra quelle riforme e pretenda di impostare già adesso i lavori per la realizzazione dell’intero programma annunciato agli elettori. Probabilmente per varare quelle tre mega trasformazioni non saranno sufficienti neanche i cinque anni dell’attuale legislatura. In una fase come quella in cui stiamo vivendo cercare subito il «tutto» equivale ad ottenere il «niente». Al momento non si può che dar ragione Lenin: «Meglio meno, ma meglio».
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