Montagna senza neve e clima impazzito: così lo sci rischia di sparire entro 50 anni

Santanché ha previsto per mercoledì «un tavolo congiunto per definire un piano straordinario per l’Appennino senza neve», e ha aggiunto: «Siamo già al lavoro sul tema». Al programma, però, si oppongono gli ambientalisti. «Una notizia che lascia sgomenti per la mancanza di prospettive per la montagna e l’assenza di strategie a lungo termine di adattamento al cambiamento climatico», hanno commentato da Legambiente. Oppure, Angelo Bonelli, deputato dei Verdi presso l’assemblea regionale emiliano-romagnola, si è domandato: «Come si può continuare a pensare di prelevare litri e litri d’acqua dalle falde? Dove la troviamo?».

In realtà, la riconversione della montagna ad attività non legate alle nevicate è in corso da anni. A Sestola, località modenese all’ombra del Cimone, le seggiovie sono state riconvertite a trasporto delle bici da downhill (con relative piste in discesa di salti e paraboliche) già dal 2011. Quella che era partita come una compensazione estiva alla stagione invernale, ora è diventata l’attività principale per gli impianti di risalita, che va da maggio a Ognissanti. L’offerta, poi, non riguarda solo le bici, ma anche il trekking, l’enogastronomia e il relax. Sul fronte dell’innovazione tecnologica, poi, l’azienda italo-svedese (con sede in Val Gardena) Demaclenko ha presentato in aprile un modello rivoluzionario nel campo degli sparaneve. Si chiama «Snow4Ever» e promette di produrre neve artificiale anche sopra gli zero gradi, con un consumo energetico minore rispetto ai sistemi di generazioni precedenti. Certo, una bella nevicata risolverebbe parecchi problemi, cosa che per fortuna è prevista per i prossimi giorni dalle Alpi agli Appennini.

LA STAMPA

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