Taglio alle accise, tentazione retromarcia: il governo nell’angolo teme la crisi di consensi
di Serenella Mattera
ROMA – Giorgia Meloni era determinata a tenere il punto, confermare la scelta fatta in manovra di non rinnovare lo sconto sulle accise della benzina, perché costoso e iniquo. Ma ora l’allarme per l’aumento dei prezzi al distributore, il rischio di consumare la fine della luna di miele con il Paese su un tema su cui in passato aveva battagliato tanto, la pongono davanti a un bivio. Di fronte a una decisione che nel governo ha già aperto una faglia.
Non è solo Matteo Salvini a pensare che si debbano trovare i soldi – oltre 1 miliardo al mese – per intervenire, tagliare quelle accise. In Consiglio dei ministri stasera se ne discuterà: Giancarlo Giorgetti riferirà dei controlli anti-speculazione della Guardia di Finanza, Adolfo Urso ipotizzerà di dare più potere al garante dei Prezzi per intervenire. Rischia di non bastare. Sulla necessità di fare qualcosa di più si rischia lo scontro tra i ministri. E c’è già chi ipotizza un altro Cdm in settimana, giovedì, per varare un decreto.
«È una fake news che ci sia la benzina a 2,5 euro. Io faccio ogni giorno l’autostrada perché sono un pendolare e la benzina è 1,8 euro», s’indigna Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario a Palazzo Chigi e consigliere ascoltato da Meloni. «Non è in discussione la reintroduzione di uno sconto sul carburante», aggiunge lapidario. I soldi che Draghi aveva usato per tagliare le accise, spiegano al ministero dell’Economia, sono stati destinati in manovra a «misure più mirate ad aiutare i più deboli».
Un effetto era atteso, un rimbalzo al distributore inevitabile, svanita la sforbiciata da 25 centesimi al litro. La convinzione è che la situazione si vada normalizzando. E che gli aumenti della benzina «a livelli sconsiderati» riguardino casi specifici, non generalizzati, in autostrada e non nelle città, e siano frutto di speculazione. Ecco perché i controlli, la Guardia di finanza. Prima di marzo, prima di avere un quadro completo nel Def, non si vorrebbe di nuovo intervenire sul caro energia, non si vuol rischiare di scassare i conti pubblici per un taglio non necessario sulla benzina.
Ma, c’è un ma. È un dato di realtà che sembra imporsi in queste ore. Riguarda la percezione dell’opinione pubblica. Di che si tratta? Lo ha spiegato ieri a Metropolis la sondaggista Alessandra Ghisleri, di Euromedia Research: «Le persone soprattutto a quello che accade con la benzina sono molto attente e fanno i conti con quello che si diceva in campagna elettorale e anche prima».
Meloni dall’opposizione diceva: abolire tutte le accise sui carburanti. Ecco perché, ora che da premier deve avere a che fare con i «lacciuoli» dei conti pubblici, ha la difficoltà di spiegare perché non fa quel che chiedeva agli altri governi di fare. Dalle rilevazioni emerge che «la gente se ne sta rendendo conto: sulle accise si chiedono ‘ci hanno sempre detto che andavano tolte, perché le hanno aggiunte?’». Ecco il punto, tutto politico. In gioco la popolarità dei partiti di governo, a un mese dal voto in Regioni cruciali come Lazio e Lombardia.
Pages: 1 2