La traduttrice modenese del libro del principe Harry: “Nessuno doveva saperlo, avevo 3 password anche per cambiare una parola”
di Emanuela Giampaoli
Il marito non ne sapeva nulla. E vabbé, può capitare. Ma nemmeno la mamma, l’amica del cuore, il figlio diciassettenne. Nessuno. Un segreto custodito gelosamente per mesi. Fino a ieri, quando finalmente “Spare – Il minore “(ed. Mondadori), l’autobiografia del principe Harry, è uscita in contemporanea nel mondo anglosassone e in quasi tutta Europa (16 le lingue in cui è stata tradotta). Solo allora la modenese Sara Crimi, classe 1974, ha confessato: a tradurre quella storia per i lettori italiani era stata lei insieme ad altre colleghe Manuela Faimali, Valeria Gorla e Laura Tasso. Così se a Buckingman Palace ieri pare tirasse una brutta aria, a casa Crimi hanno stappato una bottiglia di Lambrusco buono. “Ho firmato un accordo di riservatezza, non potevo rischiare in nessun modo”.
Crimi, come l’hanno presa i suoi?
“La più contenta è stata la mamma, fan della royal family, a lei
regalerò la prima copia. Marito e figlio contenti nella norma. Nessuno
dei libri da me tradotti ha suscitato tanta attenzione. Ho ricevuto
messaggi da gente che non sentivo da anni”.
Ma in casa cosa raccontava?
“I miei sono abituati. Anni fa tradussi sempre con Laura Tasso “No easy
day”, sul marine che ha ucciso Bin Laden. Di mezzo c’era addirittura il
Pentagono, non doveva trapelare nulla. Quando mio marito mi chiedeva
cosa traducessi, rispondevo “nulla”. Ma ero sempre davanti al computer.
Adesso abbiamo un accordo: se non spiego, non posso”.
Un mestiere pericoloso…
“No, ma avevo tre password anche per cambiare una parola sola. In
Mondadori fino a ieri nemmeno l’ufficio stampa aveva il permesso di
leggerlo”.
Come ha lavorato alla traduzione?
“È stato un lavoro di gruppo con le colleghe, i tempi e le attenzioni da
avere erano tali che sarebbe stato impossibile per un solo traduttore.
Sono più di cinquecento pagine, io avevo il compito di rileggere tutto,
uniformare le diverse parti, verificare che le modifiche fossero
apportate correttamente. Ci abbiamo lavorato da settembre, tutte
insieme, al ritmo di dieci ore al giorno. Ad eccezione di due settimane
all’inizio…”.
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