La traduttrice modenese del libro del principe Harry: “Nessuno doveva saperlo, avevo 3 password anche per cambiare una parola”

Quando l’8 settembre è morta la Regina Elisabetta.
“Sì, ci è stato detto di fermarci. Non era chiarissimo cosa sarebbe successo. Se era per integrare o per fermare il libro come leggevamo sulla stampa inglese. Poi sono arrivati i capitoli modificati. Ma la nonna è quasi idolatrata da Harry, è una delle poche che ne esce bene oltre alla mamma”.
 

Qual è stata la parte più difficile?
“La pressione psicologica. Abbiamo ricevuto da Penguin Random House, nove versioni diverse. Tante non mi era mai capitato. Un’attenzione certosina all’uso dei vocaboli, da tradurre con la stessa identica sfumatura. Dal fidanzato della zia Fergie (Sara Ferguson ndr) che da boyfriend diventava friend al colore delle piastrelle di Balmoral. Sono esempi sciocchi all’apparenza, ma che rivelano lo zelo spasmodico affinché nulla potesse essere smentito. Tutto doveva essere credibile”.

(agf)

Lei che idea si è fatta?
“Il principe Harry per la scrittura si è affidato a J.R. Moehringer, il Pulitzer autore anche di Open, la biografia di Agassi. Ma non è solo ben scritto, con meccanismi narrativi oliati perfettamente, la sensazione è che sia molto sincero. Non può non colpire la storia di questo bambino che a 12 anni perde la mamma e non può piangere in pubblico. Senza risparmiarsi nulla, è molto critico anche nei confronti di sé stesso, confessa il suo rapporto con le droghe. E dopo quanto abbiamo visto in questi anni della monarchia inglese c’è da crederci. E da rivalutare le nostre vite di comuni mortali”.

REP.IT

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