Benzina e accise, il fantasma dei gilet gialli
Quei Gilet Gialli anti-elite, anti-Macron e anti-establishment urlarono la loro rabbia e bloccarono le strade di tutta la Francia per un aumento del carburante che oggi fa sorridere: appena 2,9 centesimi la benzina e 6 centesimi e mezzo per il “proletario” diesel. Cosa avrebbero fatto quei “patrioti” della Francia profonda, coccolati allora da Le Pen e Melenchon di fronte a un balzo dei prezzi da 25 centesimi e oltre come quelli che stiamo registrando in Italia in questi giorni? Le misure discusse ieri in Consiglio dei ministri per contrastare il caro carburanti sono dunque una dichiarazione di resa. Benissimo invogliare la concorrenza mostrando il prezzo medio giornaliero e vigilare sui prezzi pazzi delle benzine in autostrada, eppure queste norme minime suonano come un’ammissione di impotenza di un governo che sa di non avere spazi fiscali per fare di più.
E qui si innesta la partita politica che si sta giocando in queste ore dentro la maggioranza. Perché Salvini, pur sapendo che il governo aveva margini di manovra inesistenti sulla riduzione delle accise, ha comunque alzato la bandiera dei consumatori vessati. Ha giocato il ruolo dell’opposizione interna a Meloni a costo zero.
Non ha ottenuto il provvedimento desiderato, ma può sempre dire di essersi battuto contro l’austerity di Meloni. La benzina resta cara, tuttavia il prezzo politico della mancata azione stavolta lo paga Fratelli d’Italia e non la Lega, nonostante sia stato il ministro dell’Economia Giorgetti a interpretare la linea del rigore. È la prima volta, in questi tre mesi di governo, che Meloni si trova ad accarezzare contropelo il suo elettorato su un tema davvero sensibile. Non parliamo infatti della marcia indietro sul Mes, che forse molti elettori non hanno nemmeno capito bene cosa sia. Il mancato intervento sulle accise, segnalano sondaggisti come Alessandra Ghisleri e Lorenzo Pregliasco, tocca invece i cittadini-consumatori da vicino, impatta sulle loro vite quotidiane in maniera evidente e tangibile. Non si discute di una vaga e lontana architettura europea, ma del portafoglio di chi la mattina è costretto a usare l’auto per recarsi al lavoro per mancanza di alternative. Si capisce l’angoscia che in queste ore corre tra i responsabili del governo e che dovrebbe oggi portare Meloni, così dicono, a un’offensiva social per controbattere a chi la critica per l’incoerenza sulle accise. Perché la presidente del Consiglio si ispirerà pure ai Conservatori inglesi, ma è ancora lontana dalla schietta sincerità di Churchill che preferiva “mille volte avere ragione che essere coerente”.
REP.IT
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