La Cina sta cambiando la sua politica estera? «A Pechino si sono convinti che Putin è pazzo»
di Guido Santevecchi
È possibile un riavvicinamento a sorpresa tra la Cina e l’Occidente? Dopo la videoconferenza tra Xi Jinping e Putin, al termine del 2022, sembrerebbe impossibile: ma il leader di Pechino ha di recente fatto diverse mosse interessanti. L’Ft: «Il governo cinese si è convinto che la Russia uscirà dal conflitto come una potenza minore»
È possibile un riavvicinamento a sorpresa tra la Cina marxista-leninista di Xi Jinping e l’Occidente?
Non sembrerebbe, a giudicare dalla videoconferenza di fine anno del leader cinese con Vladimir Putin, nella quale ha detto di essere pronto ad alzare il livello della collaborazione strategica con la Russia. Ma poi Xi ha fatto diverse mosse interessanti che lasciano pensare a un tentativo di recuperare una relazione utile da un punto di vista politico (oltre che commerciale) con Stati Uniti ed Europa.
Anzitutto, ha promosso a ministro degli Esteri l’ambasciatore Qin Gang, 56 anni, chiamandolo dalla sede diplomatica di Washington. Qin in questi anni tesi e drammatici ha cercato di mantenere aperto il dialogo con gli americani, anche con gesti simbolici: il 28 dicembre, prima di partire per assumere il nuovo incarico di ministro, sua eccellenza è andato a vedere una partita di basket Nba degli Washington Wizards e si è esibito in alcuni tiri a canestro (dimostrando una discreta mano, a giudicare dal filmato che ha subito orgogliosamente postato su Twitter).
Sempre su Twitter, dove ha una presenza assidua e oltre 270 mila follower, Qin Gang ha selezionato per il pubblico americano una frase pronunciata da Xi nel discorso di Capodanno ai cinesi: «La nostra nazione è legata al mondo».
Infine, il nuovo ministro ha scritto un commento di saluto sul Washington Post nel quale ha ricordato che «il futuro del pianeta dipende da una relazione stabile tra Stati Uniti e Cina» e ha assicurato di aver vissuto momenti umanamente indimenticabili tra la gente americana. Gli analisti osservano che il ministro Qin Gang sta lavorando sodo per preparare la strada a un viaggio di Xi Jinping negli Stati Uniti: data ipotizzata novembre, quando a San Francisco Joe Biden ospiterà il summit annuale dell’Apec (Asia-Pacific economic cooperation).
Certo, Qin Gang è un diplomatico di professione, la sua missione è tenere i contatti, parlare amabilmente e con tono basso.
Ma negli ultimi tre anni il Ministero degli Esteri di Pechino era stato impegnato in una guerriglia con l’Occidente (e in particolare con gli americani).
Da qualche settimana si notano segnali di conciliazione. Forse non è un caso che con l’arrivo del nuovo ministro a Pechino sia stato spostato da portavoce degli Esteri il duro Zhao Lijian, che si era distinto come «capobranco dei lupi guerrieri» pronti ad ululare contro gli avversari.
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