Governo Meloni, le tensioni con Lega e Forza Italia: «Fanno tutto Giorgia e Giorgetti»
Il piccolo incidente di comunicazione rivela quanta confusione ci sia in questi giorni nella maggioranza. Meloni in tv ha lodato la «grande coesione» della squadra e ha derubricato a «racconti fantasiosi» le ricostruzioni sui rapporti (tesi) tra le forze politiche. Eppure basta mettere in fila le dichiarazioni per vedere le prime crepe nella coalizione. Basta ascoltare i silenzi di chi, Matteo Salvini in primis, assiste alle difficoltà della premier senza parlare in suo soccorso. D’altronde, alla vigilia del Cdm di martedì il leader della Lega spingeva per un taglio delle accise: «Ragioneremo se ci siano i denari per intervenire». Nelle stesse ore, il 9 gennaio, si faceva sentire Licia Ronzulli: «Se i prezzi dei carburanti resteranno troppo elevati, Forza Italia chiederà un nuovo intervento per tagliare le accise». Antifona poi rilanciata dal presidente della commissione Bilancio della Camera Giuseppe Mangialavori («governo pronto ad abbassare l’imposta se si trovano le risorse»), dal capogruppo Alessandro Cattaneo («correttivi se il prezzo sale») e, sull’Huffpost, dal responsabile azzurro per l’energia, onorevole Luca Squeri: «Il governo si è fatto distrarre dal tema della speculazione ed è intervenuto con un decreto che non risolve i problemi del settore».
A sentire i fedelissimi di Meloni, «i mal di pancia sono solo nell’area ronzulliana». Chi parla con Berlusconi sa che l’ex premier ritiene il decreto benzina un pasticcio dal sapore populista e il mancato taglio delle accise un «errore di valutazione» dell’Economia, dove si aspettavano (e si aspettano) la discesa dei prezzi dei carburanti.
E c’è un altro fronte su cui la distanza è evidente: il Mes. Forza Italia è favorevole alla ratifica, «per non restare isolati in Europa». Meloni è da tempo contraria. Tanto che ieri il direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità, Pierre Gramegna, è volato a Roma per un faccia a faccia. La premier italiana ritiene che il Mes sia uno strumento «anomalo» e chiede alla Ue di «verificare possibili correttivi».
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