Quota 41, in pensione tre anni prima (ma rimettendoci fino al 12% dell’assegno)
di Andrea Carbone*
Che cosa cambia per la pensione anticipata
Quasi tre anni e mezzo di anticipo del momento della pensione per i
lavoratori nati negli anni Settanta, quasi due anni e mezzo per le
coetanee. Tra i casi simulati, questi sarebbero i massimi benefici qualora Quota 41 fosse varata a partire dal 1° gennaio 2024.
Nell’ipotesi di riforma considerata, gli attuali requisiti di pensione
anticipata (41 anni e 10 mesi per le lavoratrici, un anno in più per i
lavoratori) verrebbero sostituiti da un unico requisito di 41 anni di
contribuzione, non più adeguato per l’aumento dell’attesa di vita (che
ogni biennio adegua l’età del pensionamento, vale a dire l’età per poter
andare in pensione, alla speranza di vita calcolata dall’Istat).
(*Andrea Carbone è ideatore di smileconomy)
Chi si avvantaggia da Quota 41?
Ma chi sarebbero le lavoratrici ed i lavoratori beneficiari? I primi
coinvolti sarebbero i primi esclusi da Quota 103: i nati e le nate del
1958 che matureranno 41 anni di contributi nel 2024 e che potrebbero
anticipare di un anno. A seguire tutte le successive generazioni, con
una comune caratteristica: si tratterebbe di coloro che hanno iniziato a
lavorare entro i 26 anni circa. Per chi ha iniziato a lavorare più
tardi (o prima, ma con buchi contributivi significativi), non
cambierebbe nulla: si continuerebbe ad andare in pensione con un requisito di età.
Anche
Quota 41, così come le precedenti Quote 100, 102 e 103 offrirebbe una
possibilità di pensionamento anticipato prevalentemente a lavoratori con
una carriera lunga e stabile.
Pages: 1 2