Nuova Zelanda, la premier Jacinda Ardern annuncia le dimissioni in lacrime

di Irene Soave

Lascerà l’incarico il 7 febbraio. In una conferenza stampa a sorpresa la leader laburista ha detto: «Non ho più l’energia per continuare». Poi la proposta al compagno: «Clarke, sposiamoci». Le elezioni si terranno il 14 ottobre

 Nuova Zelanda, la premier Jacinda Ardern annuncia le dimissioni in lacrime

Diventata premier a 37 anni, progressista nelle scelte politiche, empatica e salda nella gestione delle emergenze — dall’attentato terroristico di Christchurch alla pandemia — la leader neozelandese Jacinda Ardern è per molti analisti la premier più importante della storia del suo Paese. Dopo cinque anni e mezzo di governo, «i più appaganti della mia vita», ha annunciato in una conferenza stampa a sorpresa che si dimetterà il prossimo 7 febbraio, alludendo ai sintomi di un burnout. Il suo secondo mandato dura da poco meno di tre anni. Le prossime elezioni si terranno il 14 ottobre.

Davanti ai giornalisti, molto emozionata, non è riuscita a trattenere la commozione e le lacrime. La 42enne leader laburista ha detto che durante l’estate aveva sperato di trovare l’energia per andare avanti «ma non sono stata in grado di farlo». «Guidare un Paese», ha detto con voce strozzata, «è un compito di massimo privilegio, ma anche uno tra i più faticosi», ha detto. «Non puoi e non dovresti affrontarlo a meno di non avere un serbatoio pieno. E un po’ di riserva per le sfide inaspettate».

Le sfide inaspettate non sono mancate nei cinque anni di governo di Jacinda Ardern, e il mondo l’ha osservata con crescente ammirazione mentre ne gestiva una dopo l’altra. L’assalto alle due moschee di Christchurch nel 2019 è stata la prima: 51 fedeli musulmani uccisi, 40 feriti da un suprematista bianco australiano. Ardern ha incontrato il giorno seguente la comunità musulmana della città, indossando un hijab e proclamando due minuti di silenzio nazionali. Empatia; ma anche fermezza. Sei giorni dopo ha promulgato leggi decisive per un giro di vite sull’uso delle armi, vietando del tutto l’uso delle semi-automatiche. E ha rifiutato di dire il nome dell’attentatore: «Cercava molte cose in questo atto, tra cui la notorietà. Ed è per questo che non me lo sentirete mai nominare». Pochi mesi dopo il vulcano di Whaakari, un’isola del Paese, erutta e Ardern si trova di nuovo a consolare una comunità; i morti questa volta sono ventuno.

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Jacinda Ardern durante la conferenza stampa a Napier in cui ha annunciato le sue dimissioni da premier (Getty Images)

Eletta nel 2017, era la premier più giovane degli ultimi 150 anni nel Paese, nonché la terza donna in quel ruolo dopo Jenny Shipley (1997-1999) e Helen Clark (1999-2008). Già dopo pochi mesi di governo aveva collezionato una serie di apparizioni più che simboliche: è stata la prima premier del Paese a partecipare a un Pride, nel 2018; a incontrare la regina Elisabetta, al verti ce dei leader del Commonwealth dello stesso anno, è andata indossando il korowai, abito tradizionale Maori. A giugno del 2018 è diventata madre (prendendo sei settimane di maternità): la figlia Neve è stata la prima bambina allattata al seno da un leader nel palazzo delle Nazioni Unite, dove all’Assemblea Generale di quell’anno ebbe persino il suo minuscolo pass.

Ma la massima popolarità all’estero — in patria negli ultimi mesi i sondaggi continuano a declinare — Jacinda Ardern l’ha guadagnata per la gestione, ferrea, della pandemia. Subito chiusura delle frontiere e lockdown, già dopo i primi casi nel 2020; emergenza contenuta efficacemente (nonostante qualche difficoltà nel rimpatrio dei suoi connazionali dall’estero). Un anno fa, in piena ondata di Omicron, ha posticipato le sue nozze: l’emergenza era ancora alta.

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