Caso Nordio, la premier Meloni teme l’asse con Renzi. Il Guardasigilli: c’è chi mi rema contro

Ilario Lombardo

D’all’inviato in Algeria. Giorgia Meloni sta per prendere un aereo che la porta in Algeria. È ora di pranzo, nel dossier che le hanno preparato i diplomatici c’è tutto quello che deve sapere sul gas e sul piano per rendere l’Italia un hub energetico nel Mediterraneo e per tutta l’Europa, sugli accordi tra Eni e il colosso locale Sonatrach, sulle altre intese commerciali, sui bilaterali con il primo ministro e con il presidente algerino. Eppure è altrove che si sposta la sua attenzione. La maggioranza rischia di finire a pezzi sulla giustizia. I primi segnali sono preoccupanti. Il ministro Carlo Nordio è furibondo: si sente abbandonato dal partito che lo ha candidato, dalla leader che lo ha fortemente voluto nelle sue liste con la promessa di destinarlo al ruolo di Guardasigilli.

La settimana che è iniziata con la gioia per l’arresto del capo dei capi di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro non poteva finire peggio. Le dichiarazioni di Nordio sulla magistratura e sull’antimafia hanno lasciato ferite. La coalizione di governo sbanda per tre giorni e solo ieri a Meloni diventa chiaro che la situazione può sfuggirle di mano. La lettura dei giornali che raccontano la solitudine di Nordio e le contraddizioni nella maggioranza le rendono poco piacevole la mattinata. E la nota che Palazzo Chigi pubblica prima di partire per Algeri racconta proprio di questa ansia.

In realtà, Meloni sa bene cosa è successo. Sa bene che ci sono due anime militarizzate nella destra, inconciliabili tra di loro, una meno e una più attenta alle ragioni dei magistrati. Troppe voci differenti, senza un coordinamento e una linea chiara. Bisogna fare ordine. Fissare un cronoprogramma, che la presidente del Consiglio ha intenzione di discutere in settimana con il ministro della Giustizia. Anche perché su questo tema rischia di aprirsi una faglia che può spezzare i confini interni ed esterni della maggioranza. Il Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda non ha mai nascosto le simpatie per Nordio, e l’asse potrebbe favorire anche i berlusconiani più insoddisfatti dagli equilibri del governo. Alla Camera, durante le comunicazioni in Aula, a molti deputati non è sfuggito quell’annuire convinto del ministro mentre il deputato di Azione Enrico Costa illustrava il suo progetto di legge per limitare la pubblicazione delle intercettazioni sui giornali. Non solo. Nel giro massimo di un paio di settimane, la commissione Affari costituzionali dovrebbe calendarizzare l’altra proposta di Costa, sulla separazione delle carriere dei magistrati. Altro capitolo caro a Nordio, su cui è possibile una convergenza con i centristi e con Forza Italia, anche se la discussione sarà lunga e non porterà mai a una legge prima di due-tre anni. «Resta il fatto – spiega Costa – che noi continuiamo a sostenere le linee programmatiche del ministro, note a tutti da sempre e che Meloni conosceva benissimo prima di chiamarlo al governo. Forse è la premier ad aver cambiato idea».

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.