Gas, ecco i patti con l’Algeria Meloni: «Così l’Italia aiuta l’Ue»
di Marco Galluzzo, inviato ad Algeri
La premier: «Saremo un hub per l’energia». E sulle intercettazioni: riforma ma niente scontri
Accordi strategici su energia, imprese, spazio. Accanto a lei ha Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, che sigla un’intesa con gli imprenditori locali. E soprattutto Claudio Descalzi, ad di Eni, che con l’Algeria continua a costruire collaborazioni industriali che rafforzano il ruolo strategico, per l’Italia, del Paese nordafricano. Giorgia Meloni è il perno di una visita che muove il sistema Italia per 24 ore in territorio algerino. Rilancia il progetto di fare dell’Italia un hub di energia. Ma con i cronisti commenta anche tutti i temi caldi del dibattito interno: ribadisce la sua fiducia nel Guardasigilli, Carlo Nordio, annuncia un «cronoprogramma con tutti i ministri» sulle riforme, conferma che l’esecutivo metterà mano all’uso delle intercettazioni pur evitando «uno scontro con i magistrati».
Di prima mattina la premier vista il giardino dedicato a Enrico Mattei («un grande italiano») poi incontra il presidente della Repubblica e sottolinea il rapporto sempre più stretto fra i due Stati: l’Algeria è un «partner affidabile e di rilievo strategico», dice Meloni durante le dichiarazioni alla stampa con Abdelmadjid Tebboune. E l’Italia «intende rafforzare la collaborazione con l’Algeria in altri campi, rafforzarla nel campo energetico, politico e culturale». Un rapporto più continuo con i paesi della sponda sud del Mediterraneo non è solo interesse dell’Italia, aggiunge, ma dell’intera Europa, «anche per arginare la presenza della Russia e della Cina, che sono aumentate sensibilmente con elementi di destabilizzazione evidenti».
Anche per questo motivo Meloni conferma che farà altre missioni, anche a breve termine, in altre capitali africane, da Tripoli sino ad Addis Abeba. Ma è comunque il gas lo snodo primo della visita: «L’Algeria è il nostro principale fornitore di gas», dice commentando i due memorandum di intesa firmati da Eni e Sonatrach, «uno per ridurre le emissioni di gas serra, quindi per uno sviluppo sostenibile, e l’altro per giungere ad un incremento delle esportazioni di gas dall’Algeria all’Italia e all’Ue, la realizzazione di un nuovo gasdotto per l’idrogeno, la possibilità di fare gas liquefatto. Insomma — aggiunge — un meccanismo di mix energetico che individuiamo come possibile soluzione alla crisi in atto». Il progetto di fare dell’Italia un hub di energia nel Mediterraneo «ha un orizzonte di legislatura — continua — che è la possibilità, in un momento difficile per l’Europa sugli approvvigionamenti, di fare dell’Italia la porta di accesso, l’hub fondamentale di distribuzione dell’energia». Nel cortile del palazzo presidenziale algerino Meloni si ferma poi con i cronisti e commenta i temi cali del fronte politico interno.
Sul fronte intercettazioni l’esecutivo andrà avanti: «È necessario mettere mano alle cose che non funzionano, e sicuramente quello che non funziona è un certo uso che si fa delle intercettazioni», dice. Quello delle intercettazioni è quindi un tema su cui bisogna intervenire, «ma per farlo non c’è bisogno di uno scontro tra politica e magistratura. Credo anzi che si debba lavorare insieme per capire dove il meccanismo dello Stato di diritto non funziona e cercare le soluzioni più efficaci». Meloni rientra a Roma in serata, quando mancano 24 ore al primo sciopero contro il governo, quello dei benzinai. «Abbiamo convocato i benzinai due volte, nessuno vuole colpire la categoria, ma non torneremo indietro. I benzinai hanno fatto delle legittime rimostranze, noi siamo andati loro incontro, ma non potevamo tornare indietro su un provvedimento che riteniamo giusto, c’è la necessità di fare ordine».
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