Meloni frena Nordio: “Riformiamo la giustizia ma basta con gli attacchi”
Ilario Lombardo
C’è quel retrogusto di già visto, che quasi sconforta Giorgia Meloni. Un altro governo di centrodestra, un’altra potenziale guerra tra politica e magistratura. Silvio Berlusconi come presenza costante. Ieri, come oggi. Il passato che ritorna è l’incubo che non vuole rivivere la presidente del Consiglio. Il suo timore è di impantanarsi in un conflitto con i pubblici ministeri che può logorare il suo governo. Tanto più che è sostenuto da una maggioranza che sul sostegno o meno delle ragioni dei giudici è già spaccata. E ogni giorno si moltiplicano i segnali di un corteggiamento tra il Terzo Polo e i berlusconiani.
Meloni teme questa faglia interna, teme il gioco delle parti dei suoi alleati e le sponde con l’opposizione centrista, meno sensibile alle lamentele delle toghe. Ma è come imprigionata, perché non può nemmeno permettersi di sfiduciare il suo ministro della Giustizia, voluto proprio da lei a via Arenula, l’incontenibile Carlo Nordio, l’ex magistrato che ha preso a bersaglio gli ex colleghi, l’uso delle intercettazioni, e che nella settimana dell’euforia per l’arresto del capo dei capi di Cosa Nostra si è scagliato in Parlamento contro i magistrati antimafia. Per questo, ad Algeri, la presidente del Consiglio accantona per qualche minuto il dossier energetico, il vero motivo per cui è volata qui, e cerca una formula di compromesso. Lo fa parlando nel cortile del palazzo presidenziale, nel gelo di una giornata incerta tra pioggia e sole, mentre all’interno si approfondisce l’amore per gli affari con gli algerini.
Intercettazioni, Nordio: “Il Parlamento non sia supino alle posizioni dei pm”
Sulle intercettazioni offre una mediazione, nel tentativo di frenare le uscite più intemperanti del Guardasigilli. Vanno colpiti gli abusi, senza un corpo a corpo quotidiano con le toghe: «È necessario mettere mano alle cose che non funzionano, sicuramente quello che non funziona è un certo utilizzo delle intercettazioni». Ma, aggiunge, «per mettere mano a questo tema però non c’è bisogno di uno scontro tra politica e magistratura, anzi credo si debba lavorare insieme, quello che provo a metterci io è il buon senso per risolvere i problemi».
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