Meloni frena Nordio: “Riformiamo la giustizia ma basta con gli attacchi”
La presidente del Consiglio non dettaglia quali siano gli abusi, ma più che agli ascolti massici dei magistrati sembra riferirsi alle pubblicazioni sui media. È la via d’uscita che aveva ideato assieme al fidatissimo Andrea Delmastro, sottosegretario poco in linea con il ministro. Punire le trascrizioni delle intercettazioni irrilevanti, spostare l’attenzione sulla libertà di informazione, e così prendere tempo. Questa la strategia abbozzata a Palazzo Chigi per rinviare il prevedibile scontro sulle intercettazioni. Meloni però parla senza sapere che poche ore dopo Nordio avrebbe espresso posizioni completamente opposte a quelle di Delmastro tornando sulla responsabilità dei magistrati. «La colpa non è di chi pubblica», cioè dei giornali, che «fanno il loro mestiere», ma «di chi non tutela il segreto istruttorio». Sono frasi che di fatto sconfessano la linea della premier, e su cui servirà un chiarimento. Meloni vuole una conciliazione. Politicamente conferma quanto aveva fatto filtrare il giorno prima con una nota di Palazzo Chigi. Nessun pentimento su Nordio: «L’ho voluto io, con lui c’è un rapporto ottimo». Ma allo stesso tempo, nel confronto che avrà con il ministro questa settimana, gli chiederà di calibrare meglio gli interventi, di coordinarli in un cronoprogramma sulla riforma della giustizia che sia condiviso da tutti. Anche per evitare che l’attenzione sul governo sia monopolizzato da questo tema. Il rischio – ben presente alla leader di Fratelli d’Italia – è farsi travolgere.
LA STAMPA
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