Giorgia Meloni in Africa, Sallusti: “Perché è la partita della vita”
Giorgia Meloni è in queste ore ad Algeri a parlare di gas, petrolio e non solo. La notizia non è certo di quelle che scaldano i cuori, se non fosse per la copertura mediatica che si deve al premier gli italiani neppure lo saprebbero. Già, perché noi siamo fatti così, ci appassioniamo alle risse domestiche, quasi tutte sul nulla tipo Pos, rave e contanti. Eppure, in una ipotetica scala da uno a dieci che misuri l’importanza dei fatti politici, gli incontri di Algeri valgono dieci o poco ci manca. Non voglio dire che Giorgia Meloni tornerà domani a Roma con in tasca il biglietto vincente della lotteria, intendo che la crescita e la sicurezza dell’Italia oggi si gioca non certo negli stanchi riti della politica interna, ma costruendo una solida rete di rapporti internazionali. E per noi quelli con i paesi africani e mediterranei sono fondamentali.
Giorgia Meloni questo concetto dicono lo abbia molto chiaro: ridare all’Italia un ruolo centrale sugli scenari dove possiamo averlo, ovvero non certo nei Balcani dove al massimo dobbiamo assecondare gli alleati ma con poche possibilità di incidere. Si sta facendo strada l’idea che per uscire dal cul de sac dell’immigrazione non basta protestare e o piagnucolare di continuo. No, la strada giusta è assumere un ruolo attivo nella stabilizzazione dell’area mediterranea per poi trattare con Francia e Germania, cioè con l’Europa, su tutti gli altri dossier da una posizione autorevole e più forte, o se vogliamo meno debole, dell’attuale.
Una regola della politica dice che un paese che non ha una chiara politica estera non può avere alcuna politica interna efficace. Sembra un teorema illogico ma è così. Vedere nelle stesse ore Giorgia Meloni in Algeria e Antonio Tajani, ministro degli Esteri, in Egitto non è una coincidenza bensì una strategia di lungo respiro.
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