Carri armati all’Ucraina, la Russia si sente aggredita e cita Kruscev: «Vi seppelliremo»
I media vicini al Cremlino e i diplomatici moscoviti reagiscono all’invio dei tank, rispolverando la storica retorica della guerra fredda
La Russia non l’ha presa bene,
e come potrebbe. «My vas pochoronim!». Molti utenti di Tsargrad, il
sito di informazione ultranazionalista, fanno ricorso al celebre «Vi seppelliremo!» usato nel 1956 da Nikita Kruscev durante un discorso agli ambasciatori del blocco occidentale.
Ma qui ormai siamo ben oltre la Guerra fredda, almeno a giudicare dai toni. E non da ieri, anche se la decisione quasi congiunta dell’invio di carri armati da parte di Usa e Germania viene letta e presentata come la prova definitiva di un conflitto contro i «poteri forti» americani ed europei, i nemici di sempre, con l’Ucraina che rimane sullo sfondo, quasi fosse un dettaglio.
In ordine temporale, la prima reazione è arrivata da Washington. L’ambasciatore russo Anatolij Antonov, già viceministro della Difesa e poi degli Esteri, ha scritto sul suo canale ufficiale Telegram che «gli Usa stanno continuamente alzando l’asticella del soccorso militare al loro governo fantoccio (…). Persino molti loro esperti riconoscono che stanno combattendo una guerra per procura contro il nostro Paese. A questo punto dovrebbe essere chiaro chi è il vero aggressore nell’attuale conflitto».
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Che sia declinato in maniera più o meno aggressiva, ripetuto nei talk-show o dai politici più agguerriti, il messaggio è questo. Fuori dalla Russia appare come un capovolgimento dei ruoli, ma al suo interno è un argomento che invece ha molta presa. Ieri, Santa Tatiana, si celebrava la giornata dello studente. Vladimir Putin non ha fatto commenti diretti su Leopard e dintorni. Ma agli allievi dell’Università moscovita Lomonosov ha riservato la propria lezione di storia, affermando che i contingenti militari presenti in Germania vanno considerati come truppe di occupazione risalenti alla fine della Seconda guerra mondiale. «Noi ce ne andammo volontariamente, legalizzando la fine di questo stato di possesso. Gli Stati Uniti invece, no».
Per dovere di cronaca e di censo
va segnalato il commento dell’ex presidente Dmitry Medvedev, che prima
di abbandonarsi a una considerazione sull’eventuale fornitura di
sottomarini a Kiev condita da riferimenti non proprio chiari alla Yellow submarine dei
Beatles, ha scritto sul suo profilo Telegram che l’appetito vien
mangiando. «E per chi soffre di bulimia, il senso della fame è infinito.
Così i capetti da strapazzo della Piccola Russia vogliono sempre di
più. Più carri, macchine, cannoni». Tutte armi che secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov «bruceranno come le altre, ma costeranno molto di più, con il prezzo che come al solito verrà pagato dagli europei e non dagli americani».
Le dichiarazioni sono molte e
tutte dello stesso tenore. Si distingue per originalità quella di
Konstantin Gavrilov, capo della delegazione russa dell’Osce a Vienna. «I
Leopard 2 e gli autoblindo americani sono dotati di proiettili dal
nucleo di uranio, il cui uso conduce alla contaminazione del terreno
come è successo in Jugoslavia e Iraq. L’eventuale fornitura a Kiev di
questa dotazione verrà valutata come un utilizzo contro la Russia di
bombe nucleari sporche, con tutte le conseguenze che ne potrebbero
derivare».
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