Ucraina, l’aiuto a Kiev che arriva dall’Italia: droni e sistemi satellitari
L’assistenza ai militari impegnati sul campo passa da un pacchetto di aiuti «fuori sacco». Roma contribuisce con informazioni di intelligence e strumenti per un conflitto prolungato
È cambiata la parola d’ordine tra i partner dell’Occidente: da «aiutare per salvarli» si è passati ad «aiutarli per vincere». Ma è evidente che il conflitto in Ucraina era e resta una guerra di attrito il cui esito non è scontato. A quasi un anno dall’invasione russa «non si vedono ancora spiragli per una soluzione diplomatica» secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto, che entro due settimane formalizzerà il sesto decreto di sostegno a Kiev, illustrato ieri per grandi linee al Copasir. Il governo ha deciso di inviare alle Forze armate ucraine un’unità del sistema terra-aria Samp-T dotato di una ventina di missili, insieme a pezzi di artiglieria pesante, carri di movimento e gruppi elettrogeni.
Ma nel pacchetto di aiuti ci sarebbe anche una spedizione «fuori sacco», non direttamente riconducibile alla lista stilata dall’esecutivo. Fonti accreditate raccontano infatti che a Zelensky verrebbero consegnati «droni originati dal progetto israeliano e assemblati in Italia», più utili a contrastare i droni di fabbricazione iraniana che vengono usati da Mosca. Più utili e soprattutto più economici, dato che ogni missile lanciato dal sistema Samp-T costa circa un milione di dollari. Insomma Roma fa quel che può per sostenere Kiev in vista di un «inasprimento del conflitto da parte di Mosca — come dice Crosetto — con massicci attacchi di cielo e di terra».
Nonostante l’impegno non sia paragonabile allo sforzo di americani e inglesi, c’è un motivo se all’ultimo vertice Nato il segretario generale del Patto Atlantico è tornato a plaudere al contributo italiano.
La collaborazione con Kiev sarà meno visibile ma non per questo meno
importante. A parte l’addestramento delle Forze armate ucraine sul
territorio nazionale, Roma fornisce una particolare assistenza ai militari ucraini impegnati sul campo: le loro operazioni contro i russi vengono guidate «da remoto» grazie a informazioni di intelligence e sistemi satellitari.
È un’attività che — sottolineano fonti dei servizi — «va avanti dai
tempi del governo Draghi». E sul dossier Ucraina, Meloni si muove «in
piena continuità con il suo predecessore», come riconosce un autorevole
esponente dell’opposizione. E come ribadisce il sottosegretario alla
Difesa Perego: «L’Italia continuerà a fare la sua parte a supporto di un
popolo aggredito».
In attesa di verificare se le previsioni diplomatiche verranno confermate, se cioè «bisognerà attendere l’estate per immaginare l’apertura di una trattativa politica»,
l’accelerazione militare decisa dall’Occidente con l’invio dei carri
armati è insieme «un segnale a Mosca per anticipare la sua
riorganizzazione sul terreno e un visibile gesto di sostegno
all’Ucraina». «Un gesto», appunto. Perché passerà del tempo prima che i tank americani e tedeschi
vengano effettivamente utilizzati dagli ucraini sul campo di battaglia.
Il governo italiano ha seguito la complicata trattativa tra alleati
sull’invio dei carri armati. Rappresentanti della Farnesina raccontano
che lo stallo è stato superato dopo «un’aspra controversia» tra Berlino e Parigi.
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