Maria Mesi, l’amante di Messina Denaro, indagata per favoreggiamento: gli intrecci e le lettere d’amore
di Lara Sirignano
Sequestrati pc e telefoni dell’ex fidanzata nella casa di Aspra, Bagheria. Accusato di favoreggiamento ii fratello del superboss di Cosa Nostra. Le lettere d’amore di mafia e la vicinanza a Filippo Guttadauro
Nomi noti e antiche relazioni evidentemente mai interrotte: nell’indagine sulla latitanza di Matteo Messina Denaro tornano i protagonisti di un passato lontano. Come Maria Mesi, 54 anni, fidanzata del capomafia più di 20 anni fa, e suo fratello Francesco. Entrambi già condannati per favoreggiamento.
Al setaccio anche la casa di campagna della famiglia Mesi
Il Ros si è presentato ieri a casa loro. Una palazzina gialla in via Milwaukee, ad Aspra, frazione marinara di Bagheria, a pochi metri dall’alcova in cui la donna, negli anni 90, incontrava il padrino di Castelvetrano, allora già ricercato. Gli inquirenti sospettano che i fiancheggiatori di un tempo abbiano continuato ad avere legami con il boss e un ruolo recente nella sua latitanza. Per questo i militari dell’Arma, che hanno passato al setaccio anche una casa di campagna dei Mesi e la torrefazione di famiglia Agorà, hanno sequestrato telefonini e pc che verranno esaminati nei prossimi giorni. Maria e Francesco sono di nuovo indagati per favoreggiamento.
Il pizzino di Matteo a Provenzano e il foulard di Hermes
Corsi e ricorsi che non sorprendono i magistrati. In un pizzino scritto al boss Bernardo Provenzano nel ‘94 Messina Denaro illustrava, infatti, la sua «filosofia». «A Marsala — diceva — hanno arrestato i rimpiazzi e i rimpiazzi dei rimpiazzi, quando avranno finito con le persone arresteranno pure le sedie. Quindi dobbiamo aspettare quelli che hanno le cose più leggere», cioè la scarcerazione degli «amici» condannati a pene minori. Come la Mesi che per aver coperto il padrino ebbe solo 2 anni perché in Cassazione cadde l’aggravante mafiosa. Seguendo le tracce della love story, gli investigatori arrivarono a un soffio dal capomafia. Grazie ai collaboratori di giustizia il pm dell’epoca, Roberto Piscitello, scoprì la casa in cui i fidanzati si incontravano. Venne perquisita: il covo era ancora «caldo». Furono trovati cibo, un foulard Hermes appartenuto al latitante, una consolle Nintendo. Fuori fu piazzata una telecamera: per un mese si aspettò che Messina Denaro tornasse dall’amante. Ma qualcosa andò storto. Una fuga di notizie, probabilmente. E il padrino restò invisibile. A giugno del 2000 Maria venne arrestata.
Lettere appassionate d’anore e di mafia
Anni dopo furono trovate alcune appassionate lettere che la donna aveva scritto al fidanzato. Un legame d’amore e di mafia il loro: la Mesi, infatti, era molto vicina ai fedelissimi del boss come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, e suo fratello Carlo, titolare della Sud Pesca, l’impresa presso la quale la donna lavorava. Secondo gli inquirenti, la società, nel tempo, avrebbe dato impiego a diversi favoreggiatori del capomafia: uno per tutti Matteo Cracolici, un narcotrafficante condannato per aver prestato al padrino l’identità.
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