Analfabetismo istituzionale

I tribunali diranno della diffamazione, qui interessa il punto politico. Chi è oggi al potere accetta le regole della democrazia – ad esempio, non divulgare le informazioni riservate di cui è in possesso lo Stato per i propri interessi di partito – o le rifiuta? Non è una domanda da poco se la si rivolge al vicepresidente del Copasir, forse l’organismo parlamentare da cui passa il maggior numero di informazioni riservate della Repubblica. E ancora, la presidente del Consiglio era al corrente di quanto Donzelli, Delmastro, Foti, stavano organizzando nell’aula della Camera? Ha voluto quell’attacco all’opposizione, lo ha richiesto, ne era all’oscuro? Davanti alla gravità delle accuse, la premier dovrebbe dire qualcosa di chiaro e non limitarsi a veline che invitano ad “abbassare i toni”.

Infine, a chi conviene uno scontro del genere su quanto di più caro dovremmo avere, e cioè le garanzie dello Stato di diritto? Conviene agli anarchici, che quello Stato vogliono sovvertirlo e poco importa se uno di loro muore in carcere. Ne faranno un martire, proveranno a usare quella morte così come stanno usando quel martirio. E conviene alla destra, che non ha potuto incassare il successo mediatico della cattura di Messina Denaro per via delle incaute dichiarazioni anti-pm del ministro della Giustizia, e ha bisogno ora di farsi vedere nella sua veste tradizionale: legge, ordine e faccia feroce. Gli unici a cui questa guerra non conviene sono i difensori dello Stato di diritto, della Costituzione e dei suoi valori. Calpestati nell’aula di Montecitorio in un martedì di fine gennaio da incauti passanti della democrazia.

LA STAMPA

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