Cara Premier, ci può dire se sapeva?

Lucia Annunziata

Ahi! È toccato ancora una volta a un fiorentino, col piglio del ragazzo, entrare nella cristalleria romana e fare un po’ di macerie. Esponendo una falla dentro il partito del nuovo presidente del Consiglio. Caso Donzelli, il giorno dopo. Il ministro della Giustizia Nordio, celebrato come un uomo di marmo, non critica il deputato/coordinatore del partito nazionale/responsabile del partito romano. Rimanda la decisione allo studio di documenti. Palla in angolo. Attendiamo chiarimenti. Sul versante Chigi si segnala invece che “Giorgia è furiosa”, dicono alcuni delle prime file del partito. È la prima reazione, che mette in moto il meccanismo di protezione che ha fin qui tenuto al sicuro la Presidente. La narrazione di questi primi 100 giorni, è che, qualunque valutazione se ne voglia fare, Giorgia Meloni fin qui non ha mai sbagliato. Errori, retromarce, decisioni non condivise, temi anticipati in modi non del tutto soddisfacenti dagli altri partiti o da alcuni membri della coalizione.

Giorgia no, non ha mai avuto parte in causa. Anzi, continua la narrazione, Giorgia in tutti i casi è intervenuta facendo una ramanzina a chi è uscito dai binari, e ha resettato tutto.

Ma il caso Donzelli che pure dovrebbe essere trattato nello stesso modo (“Giorgia lo difenderà fino in fondo e alla fine non succederà nulla”) è troppo sgangherato, e l’uomo è troppo vicino alla premier, per escludere dal suo grande flop la stessa Meloni. Per cui, il tavolo su cui ora arrivano un bel po’ di domande, è quello di Palazzo Chigi. Davvero possiamo immaginare che uno dei personaggi politici col maggior numero di incarichi nel partito al governo non abbia riportato a Chigi le “informazioni” ricevute dal sottosegretario alla Giustizia dello stesso governo, sui rapporti fra l’anarchico, la mafia e la sinistra? Ancora: possiamo immaginare che un deputato che finora si è presentato come il fedelissimo difensore di una esperienza istituzionale – come vuole se ne parli la premier – abbia deciso da solo di accusare in Parlamento, con toni esagerati e sovraeccitati, la sinistra, sul suo tasso di fedeltà fra Stato o mafia?

Tutto porta a pensare che quello di Donzelli sia stato un intervento scelto, e programmato, a livello di vertice, anche se poi non attentamente calibrato. Se così fosse perché il governo avrebbe scelto di dar via libera a questo intervento? Per la stessa ragione per cui il governo non riesce a procedere nella sua azione di governo. Dopo la approvazione della finanziaria – operazione già difficile in sé, per tempi e risorse – l’esecutivo Meloni è sostanzialmente bloccato su se stesso. La prova di questo stallo è dentro le stesse dichiarazioni fatte dalla premier per celebrare i suoi primi 100 giorni. Basta rivedere il video del messaggio, che ha un favoloso incipit, in cui la Presidente sostiene di aver fatto “100 azioni in 100 giorni”, Bum!

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