Cara Premier, ci può dire se sapeva?

Operazioni che vanno da “Provvedimenti contro la mafia, come il mantenimento del carcere ostativo, contrasto all’illegalità, anche con controlli a tappeto nelle stazioni e avviando le procedure per oltre 10 mila assunzioni nelle forze dell’ordine”, insomma poco più di una ordinaria amministrazione, spacciata come “cambiamento di passo dello Stato”; “la lotta alla immigrazione illegale, con il decreto sulle Ong”, e “il riconoscimento dell’Unione europea della necessità di affrontare il problema in modo strutturale” (ah sì, il famoso impegno dell’Europa!).

Le uniche misure finora fatte di sicuro sono “la stretta sul reddito di cittadinanza”, “la tregua fiscale e l’estensione della tassa piatta per autonomi e partite Iva”, e, ancora, “l’innalzamento del tetto all’uso del contante”, “per contrastare l’evasione fiscale dove l’evasione fiscale si annida davvero”. Poche misure, come si vede, e molto discusse. Dal cui elenco sono scomparse le decisioni sbagliate, cancellate o ritirate: Pos, porti chiusi per migranti, tagli delle accise sul carburante.

Un panorama difficile in verità, quello che si trova davanti il governo italiano, lo ammettiamo. Ma è insopportabile il rifugiarsi nel forzato ottimismo di una frenetica attività di una premier proiettata sul più grande panorama internazionale, così descritta: «Dal sostegno all’Ucraina fino al Piano Mattei per l’Africa, passando per oltre sessanta contatti e incontri con i leader di altrettante nazioni, abbiamo proiettato l’Italia come nazione di nuovo protagonista a livello internazionale. Dall’investimento di 30 miliardi per abbassare il prezzo delle bollette per famiglie e imprese, all’aumento della produzione di energia rinnovabile e di estrazione di gas nei nostri mari, fino alla battaglia vinta per un tetto europeo per il prezzo del gas, abbiamo contribuito a difendere la sicurezza energetica italiana». A parte le misure ottenute già da Draghi, insomma, solo fuffa. Sull’Ucraina persino c’è cauta attesa.

Le migliori performance del governo sono venute da altre scelte, tutte di natura “sicuritaria”, il terreno preferito di Fratelli d’Italia, quelle in cui l’azione dello Stato è palpabile: la cattura di Matteo Messina Denaro, e l’ultima emergenza, quella dell’attacco degli anarchici sulla questione della libertà di Cospito, sono divenuti il palcoscenico su cui sfoggiare operatività.

Perché allora non accelerare, su questi temi? Perché non ribaltare lo stato di paralisi con una splendida uscita che riporti il FdI allo smalto dei suoi anni di battaglia? Sarà stato questo il pensiero di Chigi? Noi di qui, con lo Stato e la Nazione, e la sinistra e tutti gli altri complici e traditori, collusi con i nemici dello Stato. Mafia, terrorismo, anarchici e quant’altro sia necessario. Un intervento facile, bello che avrebbe ridato fiato anche alle relazioni con quella parte della base, tipo Rampelli e i suoi Gabbiani a Roma, scontenti della deriva governista di Giorgia, e che avrebbe incastrato la sinistra tutta, governista (ma il radical chic mancava). Un ritorno ai bei tempi, a quando la generazione Atreju poteva maledire il mondo dagli spiazzi dei giardinetti, sufficienti a ospitare le sue adunate. Perfetto insomma per il giovane (in verità ha 47 anni) fiorentino, espressione di quella generazione arrivata a Chigi.

Un discorso così facile e bello che il Donzelli si è fatto prendere dalla foga, e fra fremiti e scossoni del microfono, ha inguaiato la premier. Cui resta la domanda che stavolta non sarà facile aggirare: sapeva, Presidente Meloni, di questo intervento?

LA STAMPA

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