Linea dura della Fed per tutto il 2023 tassi Bce, oggi è il giorno dei falchi

Fabrizio Goria

Un rallentamento. Non uno stop. La Federal Reserve non abbandona la sua lotta all’inflazione e alza ancora il costo del denaro, ma con un ritmo più cauto. Più 25 punti base invece che il rialzi dei tassi da 50 punti che aveva contraddistinto il percorso della Fed nell’ultima parte del 2022. Al termine della due giorni del Federal open market committee, il braccio operativo della banca centrale statunitense, i Fed Funds passano alla fascia obiettivo del 4,5%-4,75%. Ora la soglia di un tasso d’interesse del 5% è sempre più vicina. Duro il presidente Jerome Powell: «Abbiamo ancora del lavoro da fare». Vale a dire, nuove strette. Analogo percorso per la Banca centrale europea (Bce), che oggi incrementerà i tassi dello 0,50%, salvo sorprese. Tanto per Washington quanto per Francoforte, la priorità è contrastare la persistenza delle fiammate dei prezzi. A ogni costo.

«Avremo probabilmente bisogno di un altro paio di rialzi». Messaggio perentorio, quello di Powell. «Ridurre l’inflazione implicherà una crescita economica sotto gli standard e un rallentamento del mercato del lavoro. Ma la stabilità dei prezzi è il fondamento dell’economia» e va «raggiunta», ha aggiunto il numero uno della Fed. «Andremo avanti fino a quando il lavoro non sarà terminato», ha chiarito ai mercati finanziari. Al momento le chance che la Fed non alzi i tassi in marzo sono limitate al 15%, a fronte di un 85% di possibilità di un nuovo rialzo, probabilmente dell’ordine dello 0,25%. «Se l’economia si comporterà in linea con le aspettative, non sarà opportuno tagliare i tassi quest’anno» e allentare la politica monetaria introdotta nel 2022. «Il nostro compito è quello di riportare l’inflazione verso l’obiettivo e lo faremo, ma credo che saremo cauti nel dichiarare la vittoria e nel mandare segnali che ci fanno pensare che la partita sia vinta. La strada da percorrere è ancora lunga. Siamo nelle prime fasi della disinflazione», ha spiegato Powell.

Il messaggio della Fed è stato accolto in modo positivo da Wall Street, con l’indice S&P 500 che ha chiuso in aumento dell’1,05% e con il Nasdaq che è salito del 2,00 per cento. A fare le spese dell’atteggiamento di Powell è stato in prevalenza il dollaro, che si è deprezzato contro l’euro. La valuta unica si è subito rinforzata dell’1,26% a 1,0996 dollari per un euro. Come se non bastasse, il Bloomberg Dollar Spot Index è sceso dello 0,7 per cento. Importante sarà comprendere la risposta degli investitori internazionali nei prossimi giorni.

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