Tomasi: “Autostrade investirà 21 miliardi per rifare la rete più vecchia d’Europa”
Ma l’aumento dei costi energetici, l’inflazione, quanto peseranno sulla speditezza dei cantieri?
«Oggi dobbiamo capire se la tendenza sarà solo momentanea o strutturale. Comunque sia, data l’importanza strategica dell’infrastruttura, bisogna partire dal presupposto che le opere non possono essere ulteriormente ritardate. Il cambio della mobilità è stato molto più veloce di quanto potessimo immaginare: il diffondersi dello smart-working, dell’e-commerce e dei magazzini circolanti ha spinto gli incrementi del traffico pesante oltre a un +3% nel 2022, rispetto al 2019».
Molti degli investimenti che lei ha citato sono arrivati sotto il governo guidato da Giorgia Meloni.
«L’interlocuzione con questo esecutivo è sicuramente buona e proficua e sono stati individuati meccanismi autorizzativi più snelli per sbloccare 12 miliardi di investimenti. Nel frattempo, parallelamente agli ultimi step di questi iter, abbiamo avviato i cosiddetti “Lotti zero” per dare seguito senza soluzione di continuità alle cantierizzazioni».
Scusi ma perché prima erano fermi?
«Gli iter autorizzativi in questo Paese risultano ancora troppo lunghi. Il nuovo codice degli appalti è un passo in avanti per semplificare e consentire lo sviluppo delle infrastrutture. Specialmente in questa situazione, in un contesto geopolitico complesso, si è compreso che l’unico sistema per favorire la crescita è quello di investire sulle infrastrutture».
Poco più di un anno fa, era il maggio del 2022, Aspi è uscita dalla galassia Atlantia per tornare sotto il controllo pubblico: ora l’azionista di maggioranza è Cdp, affiancata dai fondi Blackstone e Macquarie, Silk Road o Appia Investments. Siete più pubblici o privati?
«Autostrade per l’Italia è ora sotto il controllo di Cdp – dunque del pubblico – e di importantissimi fondi internazionali. L’ingresso di soggetti come Cdp e questi fondi rappresenta un’opportunità innanzitutto per il Paese, poiché le due anime agiscono in sinergia per creare valore. La primaria esigenza di efficientare la rete e garantire la sicurezza si coniuga con l’esigenza di creare valore aziendale».
Quanto è complicato, visto anche il recente passato, guidare un gruppo così complesso? Cosa vuol dire per lei guidare un gruppo come Aspi?
«Quello dell’ad non è un mestiere facile. Ma sentire il peso della responsabilità è un buon segnale. Ii risultati non sarebbero possibili senza un Gruppo che oggi è operatore integrato della mobilità, con competenze che vanno dall’ingegneria alle costruzioni, dalle tecnologie ai servizi. E non sarebbe possibile senza le nostre persone, che ogni giorno prestano con orgoglio un servizio fondamentale per il Paese».
LA STAMPA
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