Meloni esclusa dalla cena all’Eliseo con Zelensky: “L’ennesimo sgarbo di Macron”
Poi restano le distanze sui dossier. Sui migranti, che è stata la ragione della rottura lo scorso novembre, e ora anche sulla riforma europea degli aiuti di Stato, di cui si discuterà nel Consiglio europeo di oggi e domani. Durante il colloquio telefonico di lunedì, Macron è stato abbastanza netto nel chiudere all’ipotesi di nuovo debito comune. L’unica concessione all’Italia è stata sull’utilizzo flessibile dei fondi del Pnrr e di coesione. Lo stesso compromesso raggiunto con Scholz, durante il bilaterale di venerdì scorso a Berlino.
Meloni è partita ieri in serata, in anticipo rispetto all’agenda. La missione a Bruxelles non si annuncia semplice. E non solo perché la vigilia è stata rovinata dallo strappo di Macron. La premier arriverà al vertice europeo senza grandi sponde. L’amore interessato tra Parigi e Berlino non dà grande spazio a Roma. L’asse franco-tedesco ha dato prova di sé anche in occasione del viaggio negli Stati Uniti dei ministri dell’Economia Bruno La Maire e Robert Habeck, ricevuti assieme dalla segretaria al Tesoro Janet Yellen. Anche in quel caso la grande assente era l’Italia. Meloni ha provato pure a bussare alla porta di Pedro Sanchez, senza grandi risultati. Il premier spagnolo considera prematuro un nuovo fondo europeo a debito comune, e ha offerto garanzie solo su una maggiore flessibilità dei fondi già esistenti.
A Palazzo Chigi si fa fatica a nascondere il senso di isolamento del governo italiano percepito in Europa. E non solo perché i partiti di opposizione, Pd e Terzo Polo, si sono fiondati a segnalare le differenze con Draghi, dopo l’esclusione dalla cena di Parigi. A preoccupare di più la premier ieri era l’immagine di una leader lasciata ai margini dalla questione ucraina, e tenuta lontano da Zelensky. Questo Meloni non lo vuole permettere, anche per la sua sincera volontà di sostenere la resistenza di Kiev. Chi nel palazzo di governo frequenta da anni la diplomazia, però, ha elencato tutti gli errori e le sgrammaticature compiute verso gli ucraini nelle ultime settimane. A partire dal pasticcio del Festival di Sanremo, dove Zelensky era atteso con un videomessaggio, prima che la Rai riducesse la sua partecipazione a una lettera che leggerà Amadeus. C’è poi il nuovo decreto sulle armi e gli aiuti militari che non arriva e viene posticipato di settimana in settimana. Infine, il viaggio a Kiev. Secondo fonti diplomatiche, le indecisioni sulla partenza della premier sono state troppe. Doveva andare subito. Rinviare la data, inizialmente prevista a fine gennaio, non l’ha aiutata. E ora, alla luce di quanto è successo ieri, anche attorno a Meloni c’è chi si chiede se questo viaggio alla fine si farà, prima del 24 febbraio, come lei aveva pubblicamente promesso.
LA STAMPA
Pages: 1 2