Sanremo 2023, il meglio e il peggio della seconda serata: dal dramma delle ragazze iraniane ad Angelo Duro in mutande

Alice Castagneri

In Iran non ci si può truccare, non si può ballare in strada, non ci si può baciare. In Iran anche semplicemente stare su un palco come quello dell’Ariston non sarebbe stato possibile per Pegah Moshir Pour, giovane attivista italo-iraniana «nata con i racconti del Libro dei Re e cresciuta con i versi della Divina Commedia».  Per questo le parole della ragazza, accompagnata da Drusilla Foer, commuovono, spezzano l’anima. Il vento della rivoluzione iraniana arriva all’Ariston, attraverso parole e gesti, semplici quanto potenti.  «In Iran – racconta Pegah – non avrei potuto presentarmi così vestita e truccata, né parlare di diritti umani sul palco, sarei stata arrestata o forse addirittura uccisa, è per questo che, come molti altri ragazze e ragazzi, ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce a una generazione crescita sotto un regime di terrore e repressione, in un paese bellissimo, uno scrigno di patrimoni dell’umanità». Insieme a Drusilla Foer intona Baraye, canzone – che ha appena vinto il Grammy – diventata l’inno della rivoluzione (è stata scritta da Shervin Hajipour musicando i tweet dei ragazzi sulle libertà negate).

Un monologo per gli intellettuali perseguitati o imprigionati, per i bambini afghani, per la ragazza che desiderava diventare ragazzo, per le donne, per la libertà. Libertà è la parola che ripetono più e più volte, prima di un ultimo simbolico gesto: Pegah si scioglie i lunghi capelli neri, li lasci liberi. Poi abbraccia Drusilla. 

Pegah e Drusilla portano a Sanremo i diritti negati in Iran: l’attivista si scioglie i capelli e l’Ariston si commuove

Il trio di vecchi amici: Morandi, Ranieri e Al Bano
Pacche sulle spalle, abbracci, strette di mano: Al Bano, Gianni Morandi e Massimo Ranieri – per la prima volta insieme sul palco dell’Ariston –  si divertono da buoni vecchi amici. Cantano le loro hit, da soli, e poi come un trio di tenori pop. Altro che Il Volo. Le tre leggende della musica italiana si prendono i meritati applausi del pubblico, che canta ogni singola parola. Amadeus non trattiene la felicità: «Vedervi tutti e tre insieme è bellissimo». Dal pubblico scatta un «Bravi!». Andavo a cento all’ora, Se bruciasse la città, Mattino: è un karaoke pop, una grande festa. Standing ovation finale dell’Ariston. Al Bano, che a maggio festeggerà 80 anni, vorrebbe rifarlo subito: «Ricominciamo». Piovono applausi. E Morandi: «Ci fate piangere». 

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IL PEGGIO
I promo alle fiction che ogni anno vengono proposti durante le serate hanno stancato. Se ne potrebbe fare decisamente a meno. Il momento promozione con Francesco Arca che racconta Resta con me si poteva evitare. 

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