Anziani e famiglie, rette alle stelle nelle Rsa: aumenti fino a 450 euro al mese

L’aumento dei costi è presto fatto: le bollette sono triplicate, la lavanderia è aumentata del 30% e il vitto del 15%. Secondo Giuseppe Motta, direttore di Anni Azzurri del Gruppo Kos, in valore assoluto l’aumento giornaliero per le strutture è arrivato a 15 euro a posto letto: «Capiamo bene le difficoltà delle famiglie italiane che si trovano ad affrontare un incremento del costo della vita generalizzato, ma il nostro gruppo vive lo stesso scenario. Gli aumenti sono iniziati nel 2020. Abbiamo trasferito sulle rette, mediamente, un rincaro di 4 euro», 120 euro al mese.

D’altra parte la situazione si regge su un equilibrio delicatissimo: un rialzo delle tariffe sufficiente a coprire i costi, sarebbe insostenibile per la famiglie; svuotando le strutture. Mantenere invariati i prezzi porterebbe al collasso il sistema: «Abbiamo calcolato che ogni settimana c’è una Rsa che dichiara fallimento, come quella storica di Asti», ricorda il presidente di Anaste, Capurso. Con ricaduta terribile in termini di costi sociali – sul fronte dell’assistenza – e di conto economico per lo Stato: gran parte degli anziani si riversa negli ospedali dove il costo medio di una degenza è 750 euro, contro i 111 delle Rsa. Fadoi ha calcolato che ogni anno in Italia sono circa 2 milioni le giornate di degenza che si potrebbe risparmiare. Come a dire che si sprecano 1,5 miliardi di euro che potrebbero essere destinati all’assistenza per anziani – cosa che, peraltro, non è prevista neppure dal Pnrr.

«Nell’anno termico 2021-2022 abbiamo speso per bollette 2,2 milioni di euro contro i 960 mila euro dell’anno prima», dice Enrico Gallo, vicepresidente di Elleuno, cooperativa sociale, con base in Piemonte, ma attiva in dieci Regioni che poi aggiunge: «Stiamo facendo i salti mortali per chiudere il bilancio in pari e abbiamo ricavi per circa 85 milioni di euro. Va ripensata la legge sulla non autosufficienza, l’assistenza a casa non può essere la risposta ai problemi. Per il semplice motivo che è molto più onerosa rispetto a una struttura. E non si può ignorare la mancanza di personale infermieristico e socio sanitario. Bisogna agire anche sulla formazione». «Dalle istituzioni – chiosa Motta del gruppo Kos – ci aspettiamo un contributo superiore a quello che è stato messo in campo: un euro a fronte di un aumento dei costi di 15 euro».

LA STAMPA

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